A proposito di medaglie. Quella dell’Appia Run 2025

In alcune delle nostre gare ci omaggiano con una medaglia celebrativa dell’evento. Accade, per ovvi motivi, in tutte le maratone ma, qui, mi piace spendere due parole su quella che ci è stata consegnata al termine dell’ultima Appia Run.

Ricorda, molto da vicino, lo stile di quelle della maratona di Roma di qualche anno fa.

Curioso come sono ho fatto chiedere qualche lume aggiuntivo all’organizzatore, presidente dell’Acsi, Roberto De Benedittis. Appare evidente – anche ad occhio non esperto – che non si tratti della solita “cinesata” (so che comprendete perfettamente a cosa mi riferisca) ma ci vedo l’impegno e la volontà di “rappresentare” fedelmente il contesto principale che è costituito dall’Appia antica e da ciò che ci gira intorno. E quest’anno, con le due lunghezze, di “contorno” ce n’è a sufficienza per trarne ispirazione.

La medaglia di quest’anno – a leggere le note stampa – si ispira all’anno giubilare e rappresenta la Chiesa di Domine Quo Vadis che sorge al bivio tra l’Appia Antica e la via Ardeatina. Secondo la tradizione, fu costruita nel luogo in cui Gesù sarebbe apparso all’apostolo Pietro che lasciava Roma per sfuggire al martirio. A Pietro fu fatale la domanda: “Signore, dove vai? La risposta – “Vengo a Roma a farmi crocifiggere di nuovo” – ha segnato il suo destino ma ha anche fondato la nostra Chiesa.

Ebbene, la medaglia in parola è frutto del lavoro di Desirèe Perifano (che trovate qui: https://www.desireperifano.it/).

Non so perché non l’ho pensata prima, dato che questa è la quinta volta che collabora alla realizzazione della medaglia dell’Appia Run. Forse, non c’è affatto un motivo tranne quello di avermi richiamato alla memoria – cosa in passato non successa – proprio la Maratona di Roma. Le medaglie alle quali mi riferisco sono emblematiche di quella scuola di medaglistica che, oggi, appartiene solo agli incisori delle monete.

Nell’ora di “applicazioni tecniche” spesso si facevano lavori “a sbalzo” su lastre di rame, prendendo ad esempio vestigia della Roma antica. Ecco, probabilmente, ho trovato il nesso. Sepolto nel passato ci sono tutte quelle ore spese a provare a creare qualcosa, sebbene fosse solo una pallida vestigia di un “vero” lavoro artistico. Nell’arte, infatti, non basta conoscere la tecnica ed avere una idea da rappresentare ma serve, più di tutto, che il “senso” fuoriesca dall’opera e diventi quasi una creazione proveniente dall’opera stessa. Non importa affatto cosa intendesse dire l’autore, ciò che conta è che l’espressività prorompa prepotentemente all’esterno.

Questa medaglia genera questo effetto, consentendo alla nostra Desirèe di meritare tutto il nostro plauso. Il plurale non è il vezzo maiestatis ma accomuna tutti i podisti che, ricevuta dopo la gara, non potranno non convenirne.

Giunti fin qui, due righe sull’Appia Run ci stanno a pennello. Qualche congestione qui e lì sul percorso, alcune salite in più (ma al podista piace soffrire) e l’immancabile Mino. Il bilancio è positivo per questa special edition a parte una cosa. Non me ne vogliano gli organizzatori, ma la maglietta “giraffosa”, pur migliorando il tonfo di quella dello scorso anno, è bruttarella. Resta comunque il bicchiere pieno per due terzi.

 

[Una postilla in tema di medaglie. Alla fine, come molti, siamo entrati in possesso di quella della RomaOstia del cinquantennale che, dal vero, non sfigura affatto. Ma è solo un transito perché destinata ad essere donata ad un compagno di squadra che, pur non avendo finito la gara, l’ha sognata più di tanti]

Mr Farronato
Mr. Farronato Podista e scrittore. La corsa mi serve per superare i limiti dell’ordinario mentre, scrivendo, supero quelli dello straordinario. Potete trovarmi – sotto falso nome – nelle gare della nostra bella capitale e, soprattutto, alle maratone. La corsa è la soglia del crepuscolo che si affaccia su un mondo diverso.