La scrittrice britannica Virginia Woolf sosteneva che il dolore è difficile da catturare.
A riprova del suo assunto, disse che una persona innamorata può attingere alle parole di Shakespeare o Keats, ma lascia che un sofferente provi a descrivere il proprio dolore, e il linguaggio si prosciugherà immediatamente.
Noi, innamorati del nostro sport, lo sappiamo bene. Siamo abituati a raccontare ogni dettaglio di un’impresa, o anche solo di un allenamento. Avete notato cosa succede nei giorni immediatamente successivi a una maratona? In particolare, quelle in cui i numeri sono importanti, come a New York, Roma, Milano o Londra. Medaglie al collo, sorrisi, e cronache puntuali di ogni chilometro, corredate da foto e dall’entusiasmo di chi ha dato tutto.
La netta differenza tra una gara finita bene e una costellata di delusioni fino al traguardo riflette perfettamente la riflessione di Virginia Woolf.
La gioia del maratoneta amatoriale che termina la gara soddisfatto è pura e travolgente: un’esplosione di orgoglio, sudore e lacrime che consacra mesi di sacrifici. Ogni passo è ripagato dalla consapevolezza di aver superato i propri limiti. E lui, questa gioia, sa raccontartela. La descrive con entusiasmo, prendendo a prestito le parole dei suoi campioni ispiratori o degli amici con cui ha condiviso ogni metro di allenamento e di gara. È una vera e propria dichiarazione d’amore per la fatica spesa fino al traguardo.
Dall’altra sponda del fiume sportivo, c’è chi ha concluso male la gara, il quale vive l’evento con delusione, rabbia e dolore.
Sono un peso silenzioso: gambe che cedono, il cuore che si stringe, la mente che rimugina sugli errori, sul tempo mancato, sulle energie svanite.
Sta qui la bellezza del nostro sport, spaccare il cuore con emozioni contrastanti, in perfetta simbiosi con i fattori personali ed esterni i quali ci faranno gioire e condividere il piacere o soffrire e tacere togliendo alla parola la corona della narrazione sportiva.
Un vuoto che potrà essere colmato solo con il riscatto della prossima sfida alla quale non mancheremo e con più esperienza della precedente.