La visita medico sportiva

Per fortuna, o per legge, per correre occorre ricevere un “benestare”. Non siamo la misura di noi stessi, ma spetta ad un medico specializzato provvedere ad attestare la nostra condizione fisica e l’idoneità alle attività di atletica a livello agonistico.

Chiaramente, ciò non significa affatto che, una volta “abilitati”, questa certificazione costituisca la patente dell’invulnerabilità e che un fulmine (di cui uno dei presenti sarebbe sicuramente il responsabile, come diceva Don Vito Corleone) non possa illuminarci definitivamente sull’Appia antica. Abbiamo tutti il nostro tallone di Achille.

Tolto questo che, in cuor nostro, reputiamo possibile ma del tutto improbabile (con un calcolo statistico pro domo nostra), ci approcciamo al “nostro” medico, con la fiducia di essere “gagliardi” e tonici quanto bastevole per poter fare almeno una figura men che discreta. Tutta connessa, evidentemente, all’età ed alle condizioni generali del “macchinario”, ché il tempo passa implacabilmente anche per i podisti.

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IL DRAMMA DELLA VISITA MEDICO SPORTIVA

Con comprensibile apprensione, pieni di elettrodi, saliamo sulla cyclette e, immediatamente, compare nella nostra mente Ivan Drago che, steroidi a parte, gira come un forsennato. E noi siamo da meno di costui? E, via, a pedalare, cercando di fare il possibile. Di spremere il massimo. Mascherando abilmente – o almeno così crediamo – i polmoni in fiamme che imprecano.

Ho scoperto, purtroppo, che molto dell’esito dipende dal momento in cui si deve fare la visita. Nel mese di giugno, reduci dalla stagione podistica in via di esaurimento, la bicicletta la muoviamo con la sola forza del pensiero, tanta e tale energia si sprigiona dal nostro fisico ben rodato. A metà settembre, purtroppo, è un altro sentire. Dopo la pausa estiva, il caldo, i bagordi vacanzieri, i pochi (miserabili) chilometri mesi in cascina (più per onor di firma, che animati da autentica convinzione), saliamo sul mezzo come il condannato sale gli scalini del patibolo… ma nessuno può venirci a salvare.

Ogni cinque minuti, aumenta la frizione e il Sisifo-podista ricomincia la tortura… inerpicandosi in una ascesa interminabile perché finalizzata ad esplicitare il punto di “rottura” (cardiaca)… finché, la conclusione giunge: “Prova terminata per esaurimento delle energie”, con la certificazione medica di tapascionismo conclamato.

Nonostante ciò, il responso è: “abili ed arruolati”, perché non ci sono danni evidenti, non perché si possa davvero correre con profitto che è tutt’altra faccenda. Beh, meglio di niente…

E, via, a pedalare … ehm … correre…

 

Mr Farronato
Mr. Farronato Podista e scrittore. La corsa mi serve per superare i limiti dell’ordinario mentre, scrivendo, supero quelli dello straordinario. Potete trovarmi – sotto falso nome – nelle gare della nostra bella capitale e, soprattutto, alle maratone. La corsa è la soglia del crepuscolo che si affaccia su un mondo diverso.