Non bisogna, per forza, essere originali. Spesso, ribadire quanto dicono tanti, può contribuire al rafforzamento di una “verità” che condividiamo. Nadia Battocletti ha un sorriso disarmante. Frutto, evidentemente, di un equilibrio interiore (non si sa, ma ci piace credere che lo sia), manifesta quella limpidezza dell’animo, quel senso di “scoperta” del mondo. Analogo a quello dei bambini quando, per la prima volta, vedono qualcosa che reputano straordinario.
E ne ha ben donde, la nostra Nadia. Il suo 10mila è, esattamente, come andrebbe condotta una gara intelligente e di successo. I due aspetti non vanno sempre insieme. La condotta può consistere in un capolavoro di strategia ma, poi, alla fine, la benzina finisce. Oppure, finisci medagliato per un puro accidente della sorte (es: vengono squalificati quelli prima di te).
In questa Olimpiade, si diceva, abbiamo visto la capacità di stare “in mezzo” al gruppo di testa (con tre atlete da 29 minuti e mezzo), facendo attenzione tanto a non consumare troppe risorse, quanto a non farsi staccare. Attendendo il momento buono. Quando mancavano due giri, Nadia si è dapprima spostata di lato, per evitare contatti rovinosi, e poi si è riposizionata sul cordolo per risparmiare strada. Attendeva la progressione e lo scatto delle contendenti. Puntualmente avvenuto a 300 metri dall’arrivo.
La differenza è che anche Lei ha allungato il passo, sviluppando una velocità che le sue avversarie non si attendevano, specie da chi i 10mila neppure voleva disputarli. Un evidente errore di valutazione: se ci fossero stati altri 50 metri, la prima arrivata sarebbe stata spacciata.
Queste – per inciso – sono le gare che piacciono di più. Ci piace la progressione finale, quel dare il massimo, quel “tutto” che può essere risolutivo. Capita spesso anche nella nostra piccola realtà, sebbene – chiaramente – è la progressione “a morire” per arrivare 350esimi. Si vive anche di soddisfazioni. Per una volta, quella per interposta persona, ci ha portato una medaglia. E, cosa che non guasta affatto, il primato italiano.