Ogni tanto il viola porta bene

Nel mondo dello spettacolo (anche sportivo), il viola porta sfortuna. Il motivo è noto: durante il medioevo, per i 40 giorni della quaresima, durante i quali questo colore distingueva i paramenti sacerdotali, tutti gli spettacoli erano proibiti. Gli artisti erano dunque costretti, loro malgrado, a stringere la cinghia.

A Parigi, avrete sicuramente notato la pista di atletica di un particolare color violetto ma non credo sappiate da dove deriva e chi ne sia l’autore.

Ebbene, a dispetto della scaramanzia (tanto un errore più non cambia il risultato finale), tale cromatismo si deve ad una società italiana (la Mondo, quella del celebre pallone “Super Santos”) che ha sviluppato una particolare mescola nella quale il carbonato di calcio di origine mineraria è stato sostituito da quello ricavato dai gusci triturati delle cozze di Oristano.

Attraverso una collaborazione con la cooperativa dei mitilicoltori Nieddittas di Arborea è stata realizzata una filiera di recupero di quello che sarebbe uno scarto alimentare (seppur non edibile). Dal loro sito si legge che “Nasce così una nuova generazione di pavimenti resilienti e sostenibili, realizzati con un approccio bio-inspired che trasferisce conoscenze e principi biologici alla progettazione delle pavimentazioni. Per esempio, realizzare una pista con carbonato biogenico è come compensare le emissioni di un’auto diesel Euro 4 che percorre 60.000 km. Oltre a ciò, si evita lo smaltimento di decine di tonnellate di rifiuti in discarica. Questo dimostra come il riciclo dei gusci di cozze possa contribuire a ridurre le emissioni di CO2, evitando l’estrazione mineraria e i conseguenti impatti ambientali sulla fauna locale e sulla salute umana, promuovendo così soluzioni più sostenibili”.

Dal punto di vista tecnico non saprei giudicare, ma da quello visivo il violetto non è minimamente paragonabile al suggestivo ceruleo dello stadio Guidobaldi di Rieti (nel quale, per inciso, terminava la Mezza maratona). Non è azzurro, non è turchese, non è  lapis, ma effettivamente ceruleo, come ricordava Miranda Priestly ne Il diavolo veste Prada.

Al di là del “gusto” personale, o viola o ceruleo quello che conta è che rappresenti un successo italiano se, poi, porti anche fortuna ai nostri atleti è tanto di guadagnato.

 

Mr Farronato
Mr. Farronato Podista e scrittore. La corsa mi serve per superare i limiti dell’ordinario mentre, scrivendo, supero quelli dello straordinario. Potete trovarmi – sotto falso nome – nelle gare della nostra bella capitale e, soprattutto, alle maratone. La corsa è la soglia del crepuscolo che si affaccia su un mondo diverso.