Oggi vi propongo un esperimento. Se vi va. Il luogo è un parco o, comunque, un luogo “protetto” dove non rischiate di essere tirati sotto da un autobus o , il che è lo stesso, da un automobilista distratto.
Il tema è la “proiezione”.
Proiettare significa gettare avanti con impeto (non è un caso che si comprenda bene il senso proprio del “proiettile”, soprattutto quando raggiunge il bersaglio). Solo che, nel nostro caso, noi ci spingiamo innanzi con la forza della mente (e delle gambe che la seguono, come meglio possono).
L’esercizio odierno è quello di spingere la vista oltre il contingente e stringente legame con la realtà. Se, beninteso, ritenete che quella che vedete di fronte a voi sia davvero una realtà. Per chi crede nel multiverso (che non è, affatto, il metaverso di quel nerd di Zuckenberg), secondo la scissione dell’esistente propria della fisica e dinamica quantistica, in ogni momento sono contenuti tutti gli universi che sono determinati dalle diverse versioni, coesistenti, del medesimo istante.
Mi spiego meglio. Nel momento M, sono contenuti tutti i momenti M1, M2, M3, etc., che rappresentano le varianti possibili di M. Ognuno di questi, generando conseguenze diverse, producono, rispettivamente, l’universo M1, l’universo M2, etc.
Non importa che ci crediate o meno. Quello che conta è che, correndo, proviate ad inviare un messaggio in altri luoghi.
Voi siete, per forza di cose, nel momento M. Ma se lo ragionaste come se fosse M1?
La vostra realtà cambia improvvisamente. Potreste, ad esempio, immaginare di correre a Tokjo. Non importa affatto che la conosciate o meno. Costruite tutti i dettagli di Tokjo che potrebbe essere la “vera” città che avete realmente conosciuto, oppure una vostra “rappresentazione” immaginaria. Se la pensate, la rendete reale. E potrete correrci dentro.
Ora è questa la realtà nella quale volete muovervi. Costruite ogni dettaglio, ogni odore, ogni sensazione, ogni colore. Dovete “vedere” con i veri occhi: quelli della mente. Il motore di tutte le cose. La meravigliosa macchina che fa di noi quelli che siamo.
Tutto esiste perché è il nostro cervello che ci dice che è così. Ed anche se, per l’avventura, si sbagliasse, non importa. Non esiste nulla al di fuori di noi. Ecco perché è possibile “proiettarci” altrove, isolando un suono distante chilometri e sentirlo sussurrare vicino a noi. Corriamo in un nuovo mondo, un nuovo universo, creato da noi, soltanto per noi e nessun altro.
Questo può avere effetto. Provate a “proiettarvi” e vedrete.
[Riferimenti: Japan, Vision of China (Max Steel Tokjo Mix); The Cure, Just Like Heaven (The Penelopes Remix); Trisomie 21, The Last Song (Wolf Extended Mix); R. Gilmore, Alice nel paese dei quanti. Le avventure della fisica, Milano, 1996; L.M. Lederman, C.T. Hill, Fisica quantistica per poeti, Torino, 2013; J. Al-Khalili, J. McFadden, La fisica della vita. La nuova scienza della biologia quantistica, Torino 2015]