È iniziato un altro mese estivo, in una stagione che non vorremmo che non finisse mai.
Un autunno che il calendario ci ha palesato ormai da tempo ma che non riesce ad esprimere alcuna potenzialità termica.
Corriamo ancora in canottiera, sudiamo come a giugno e un misto di rassegnazione e incredulità ci fanno esprimere commenti da sala d’attesa: “eh ma non è normale, ma un caldo così non lo ricordo mica”.
Tutto vero e tutto ineluttabilmente da accettare.
La soluzione al problema c’è, non tutti i grandi della terra la vedono, noi, nel nostro piccolo possiamo mettere in pratica alcuni accorgimenti che fanno la differenza, almeno nella quotidianità.
Da tempo ho deciso che per andare a una gara non voglio percorrere in auto privata più chilometri di quanti ne ha la gara sul percorso.
In una città come Roma è possibile, certo il calendario eventi non aiuta ma almeno ci provo. Si può fare una pool car, andare insieme agli amici invece che da soli, con l’effetto netto, oltre che a non spendere uno svario per la benzina, si pianifica in gruppo la strategia di gara o il ristoro al bar preferito nel dopo gara.
Lo diciamo da sempre che la corsa riflette molti aspetti della vita, l’abbiamo imparato sotto covid, ce lo hanno mostrato i campioni quando dopo una fase lunga di stop alle manifestazioni internazionali sono tornati più fori e vincenti di prima.
Isolare lo sport dalla quotidianità è un errore, può essere un momento per riflettere sui nostri errori, evidenziare i pregi e portare la nostra vita lì dove, di sicuro, non riusciamo ad andare.
Il 14 ottobre a Roma ci sarà la 8×20 Telethon, organizzatori della manifestazione è il gruppo bancario Bnp Paribas. Un evento a scopo benefico che vedrà 8 staffettisti di ciascuna squadra correre per 20 minuti sull’anello di tartan dello Stadio delle terme di Caracalla.
Per la prima volta ho invitato i colleghi a prendervi parte con l’azienda per cui lavoriamo, in qualità di fornitrice di servizi al gruppo bancario francese.
Tra attesa e speranze ho mandato mail, parlato con i colleghi al caffè, risposto a domande su come dove e quando e la sorpresa è stata che ben 40 tra uomini e donne hanno accettato la “sfida” di prendere parte alle staffette, 5 staffette per la precisione.
Un risultato che tre anni fa non ci saremmo mai sognati di raggiungere, la prova che qualcosa è cambiato e che se le persone vengono stimolate possono esprimere un sé nuovo, migliore e ed evolutivo.
Insistere per esistere sembrerebbe il miglior modo per iniziare questo mese di ottobre caldo ma sempre colmo di belle speranze.