Questa è la storia di Enrico Ruffini, una vicenda sportiva e umana che porta con sé un segnale per tutti coloro che nella vita ricevono uno stimolo, all’apparenza neutro, ma che una volta compreso può cambiarti la vita stessa in meglio.
Tutto ha avuto inizio, come spesso capita, proprio per caso. Subito dopo il suo matrimonio Enrico ebbe un incontro con un amico di famiglia, che quel giorno era vestito da runner: colori sgargianti, scarpe tecniche da corsa, insomma tutto il corredo che conosciamo bene.
Enrico era fuori da quel mondo e, da curioso quale era, gli chiese cosa avesse fatto…
Il suo amico, come se fosse la risposta più normale del mondo, gli disse: “ho fatto una gara di corsa”.
Enrico era stupito di tanta spontaneità su un gesto che per lui era difficile da comprendere e ancor meno da mettere in pratica.
Così l’amico iniziò, piano piano, a spiegargli cos’è il podismo. Gli raccontò della fatica, delle asperità delle corse su lunghe distanze, ma anche della bellezza di vivere un mondo fatto di amici appassionati.
Seppur la storia di Enrico non aveva mai visto lo sport come mezzo per vivere meglio, ormai il dado era tratto e, senza pensarci ulteriormente, disse al suo amico: “Somani mattina vado a correre”.
Provate a fare un esercizio di memoria e cercate di ricordare la vostra prima corsa: come eravate vestiti, che giro avete fatto, quanta fatica a seguire un passo alla vostra portata. Allo stesso modo lui, all’alba dei suoi bellissimi 30 anni, con ai piedi la prima scarpa da ginnastica che aveva in casa, corse 6km a 3,45 al km. Un fulmine a ciel sereno.
Il suo amico mentore capì subito che da quella sana curiosità e da quelle gambe alla prima corsa poteva sbocciare un runner di qualità.
Enrico da lì a poco diventa un runner felice, e, da lì, è stato un susseguirsi di scoperte e sorprese. La pista di atletica e quelle scapre chiodate con cui arpiona ongi passo necessari a vincere diverse gare. La strada dove arriva primo in molte gare, e infine i cross che ama a dismisura, un amore ancestrale, senza tempo, dove si esprime al meglio.
infatti, vince la xxviiª e la xxxª edizione delle Corri per il verde, storica manifestazione a tappe organizzata dalla Uisp Roma, arrivata alla cinquantunesima edizione.
La fatica unisce, la fatica forma, ed è proprio il caso di dire che l’amicizia è il risultato più bello di questo incastro, grazie al quale ancora oggi Enrico ha accanto atleti, persone speciali come Fernando Zinni e Fabio Pompi.
“L’atletica oggi è parte della mia vita” – ci racconta Enrico, in un percorso dentro il quale ha imparato a capire a cosa servano le ripetute, i lunghi, i medi, le salite, le andature. È sempre la curiosità che muove gli audaci e allora Enrico inizia a studiare per diventare prima istruttore e poi allenatore, comprendendo l’importanza di sapersi allenare.
Enrico ha avuto la fortuna di allenare circa 200 atleti master probabilmente tra i più forti del nostro territorio, ma anche amatori fantastici pronti a faticare con il sorriso. Poi ha avuto la fortuna di affiancare un coach internazionale e, grazie a lui, ha seguito personalmente atleti assoluti che hanno vinto titoli italiani, e che hanno brillato anche in campo internazionale.
Negli anni ad Ostia, nella bellissima pineta del litorale romano, è diventato il tecnico di riferimento e di supporto per diversi atleti-amici del mezzofondo italiano, per la sua professionalità e per la conoscenza del territorio.
Attualmente, del settore assoluto, segue un atleta fantastico Freedom che ha 1h03′ nella mezza e sua figlia Giulia Ruffini che corre 800mt e 1500mt, ma questa è un’altra storia che misura cosa vuol dire trasmettere una passione a chi vive accanto a noi, proprio come fece quel suo amico tanti anni fa. “Correre è libertà e la libertà è felicità” ci ha detto Enrico, e lo si vede da come corre, da solo, in gara e accanto alla sua bellissima Giulia.