Race for the Cure una corsa contro il tempo

La Race for the Cure è l’evento sportivo più partecipato della Capitale, e il più grande in Europa con l’obbiettivo di promuovere la salute delle donne.

La manifestazione di ieri a Roma è stata l’espressione di una intera comunità di voler recuperare un tempo perso.

Tra gennaio e ottobre 2020, a causa della pandemia, sono saltati globalmente quasi la metà degli screening oncologici. Ciò significa un ritardo nelle diagnosi di tumore. Un calo impressionante certificato per la prima volta su scala mondiale grazie ad uno studio tutto italiano, ad opera dei ricercatori del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna.

L’analisi, guidata dal professor Paolo Boffetta, lascia poco spazio alle interpretazioni: nel periodo tra gennaio 2020 e ottobre 2020 si è registrata una riduzione del 46,7% negli screening per il tumore al seno, del 44,9% per il tumore del colon-retto e del 51,8% per il cancro della cervice uterina. Riduzione che sta a significare diagnosi più tardive.

Il tempo da recuperare è importante: per la medicina un alleato, per la ricerca una continua rincorsa contro le lancette.

C’è tanta simbologia in questo impegno e lo abbiamo messo in pratica tutti ieri tra le vie della città, dai primi atleti, della gara competitiva, alle migliaia di romani che sono scesi in strada per vivere una giornata speciale.

Siamo rimasti stupiti e dire che di eventi di massa chi corre ne ha visti tanti, ma quando ti accorgi che tutte le persone che conosci erano al Circo Massimo non credo che serva dire altro del valore del messaggio delle Race for The cure.

Ognuno di noi in casa ha una storia con la malattia, che sia di una madre, di una nonna, sorella o amica, abbiamo capito che la prevenzione, gli esami fatti regolarmente e la cura salvano tante vite.

Perché quando il cancro al seno entra in casa, la vita della persona malata e di tutti coloro che le sono accanto cambia. Si parla solo di quello, si prova a capire come rendere tutto più facile anche provando a comprendere perché, come e quando si potrà voltare pagina, sta di fatto che la cura e la ricerca ci aiutano in questo.

I numeri del cancro in Italia 2022 confermano che il carcinoma mammario è la neoplasia più diagnosticata nelle donne, in cui circa un tumore maligno ogni tre (30%) è un tumore mammario (I numeri del cancro in Italia 2020). Il report 2022 stima in Italia per l’anno 2022 circa 55.700 nuove diagnosi di tumore nelle donne, con un incremento dello 0,5% rispetto al 2020. La mortalità per il 2021 è stimata in 12.500 decessi. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è stimata dal report dell’88%. La probabilità di vivere ulteriori 4 anni, condizionata ad aver superato il primo anno dopo la diagnosi, è indicata nel 91%.

Con il suo impegno, la Fondazione Susan G. Komen crea da anni manifestazioni come quella di ieri, aiuta le organizzazioni e gli ospedali a raccogliere fondi e aumentare la consapevolezza per la battaglia per il cancro al seno.

Noi facciamo il nostro dovere di cittadini inseriti una comunità che chiede sostegno reciproco, consapevolezza e impegno anche dal fronte sportivo.

Oggi, una vita sedentaria è considerata un fattore di rischio per la salute, senza  dimenticare che il nostro corredo genetico è scritto e possiamo farci poco, lo sport per fortuna è una barriera, anche una cura ma non basta.

Ma se per la Race for the Cure c’è chi è sceso in strada a camminare e correre per la prima volta, abbiamo vinto un po’ tutti.

 

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso