La scorsa settimana, alla fine della visita per il rinnovo del certificato medico sportivo, ho fatto alcune domande alla mia dottoressa.
Con lei è sempre un piacere scambiare quattro chiacchiere sullo stato di salute di chi pratica uno sport amatoriale.
Sportiva lei, amatore io, cardiologa lei, uomo di mezza età io.
Dottoressa come sta oggi una persona che non pratica alcuna attività sportiva?
La domanda è sorta dopo aver letto uno studio fatto dall’International Longevity Centre UK, il quale, utilizzando i record dei concorrenti dei Giochi del Commonwealth del 1930, ha riscontrato grandi differenze nella longevità dei vincitori di medaglie rispetto alle persone della popolazione nate nello stesso anno.
Lo studio, finanziato dalla Bayes Business School, ha scoperto che la longevità era leggermente più alta per i corridori sulle lunghe distanze rispetto a quelli che corrono per distanze più brevi, e i lottatori vivevano più a lungo dei pugili.
Les Mayhew e Ray Algar, i due ricercatori responsabili dello studio, affermano che nei concorrenti maschi negli sport acquatici, la longevità è aumentata del 29%, pari a 5,3 anni in più di vita.
“Oggi una vita sedentaria è considerata un fattore di rischio per la salute”, mi dice la Dott.ssa, mentre analizza il tracciato del mio battito cardiaco disegnato a fatica durante gli infiniti minuti trascorsi sulla spin bike.
“Che vuole dire che è come per chi fuma?” le chiedo incuriosito.
Non proprio, ma consideri che coloro i quali nella vita non hanno alcuna sana abitudine alla pratica sportiva vanno incontro a malattie vascolari, problemi respiratori e altre complicanze.
Ascoltando la lista delle problematiche elencate mi crogiolavo con il mio certificato medico valido ancora per un anno e pensavo “che bello sono davvero un super eroe del quotidiano vivere”.
Così le ho incalzato con la domanda che mi pongo da sempre.
Il problema è quindi del tutto esogeno? Stile di vita, cosa mangiamo, qualità dell’aria, stress e lavoro?
Non solo, replica lei, ”di certo questi sono elementi che rispetto ai nostri nonni noi accusiamo in larga parte su ciò che è la salute sociale, ma non si dimentichi che il suo corredo genetico è scritto e possiamo fare poco, lo sport è una barriera, anche una cura se vuole ma non basta.
E quante persone ha “salvato” lei una volta fatta la prima visita di chi ha deciso di fare il primo passo al parco sotto casa.
“Tantissime, la visita medica sportiva è un baluardo importante, noi da queste misurazioni riusciamo a capire come sta il futuro atleta, lo aiutiamo a non sottoporre il corpo a uno stress nuovo e sovradimensionato alle sue attuali possibilità, spesso salviamo persone da scelte errate.”
Invecchiando, ci atrofizziamo: perdiamo muscoli, non possiamo bruciare calorie. Avere forza significa affrontare gli anni con un miglior equilibrio fisico. Si deve di insegnare alle persone cosa significa fare esercizio fisico a lungo termine. Non è solo vivere più a lungo, ma vivere anni in salute, contro una lunga vita e malaticcia.
Una delle medaglie dei Giochi del Commonwealth più longeve è Edna Child, che ora ha 100 anni. È nata nel 1922 nell’East End di Londra e ha trascorso gran parte della sua infanzia dentro e fuori gli ospedali con empiema, una grave condizione polmonare. Ignorando il consiglio di non sforzarsi troppo, vinse due medaglie d’oro nei tuffi ai Giochi del 1950 ad Auckland.
Brian Whittle, (classe 1964) medaglia ai campionati europei di atletica leggera e ora Membro del Parlamento Scozzese, ha dichiarato: “Durante i miei anni da atleta ho imparato tratti comportamentali come disciplina, resilienza, fiducia e aspirazione. C’è un enorme legame tra salute fisica e salute mentale. l’insegnamento più importate: pensare di poter fare sport tutta la vita.”
Come disse Corrado Zambonelli, uno dei più famosi massofisioterapisti di Roma, specializzato in terapia manuale e traumatologia sportiva.
“Fregatevene delle prestazioni e delle mode del momento, il vostro corpo va sostenuto con la forza non con i km, dopo i 50 anni i muscoli saranno i vostri alleati e se correte e basta non farete altro che ridurre la loro capacità motrice e di sostegno”.