L’atletica amatoriale è pronta a vivere nuova stagione di corse. Periodo durante il quale molti di noi continueranno a dare il massimo per ottenere risultati soddisfacenti, sia da un punto di vista cronometrico, la più facile, sia dal punto di vista dei rapporti tra allenamenti/gare, famiglia e lavoro, la più difficile.
Un nuovo anno porta, per molti atleti, al cambio di categoria Fidal da cui nasce la speranza di riuscire a classificarsi nei primi posti della propria, nuova, realtà anagrafica sportiva.
Il 31 dicembre alla We Run Rome era l’ultima gara dell’anno, molto partecipata, anche se, correndo nel cuore di Roma, la problematica del turista o del cittadino che attraversa mentre tu corri rimane immutata.
Nel mondo dell’atletica amatoriale, immancabile, in occasione delle manifestazioni competitive e non solo c’è sempre un pre e post gara di gossip e chiacchiericcio.
Gli ultimi giorni dell’anno podistico sono riservati a una fervente campagna acquisti da parte delle ASD, cosa che io personalmente non ho mai apprezzato, con il fine di ingaggiare atlete e atleti con lo scopo di ingrossare le fila dalla squadra del cuore.
Sappiamo bene che durante l’anno maturano nuove amicizie e nuovi amori tra atleti con casacche diverse ed è in questo momento che si decide per essere ancora più vicini di condividere la stessa maglietta.
Ma ci sono anche coloro che si allenano con altri atleti di altre società e alla fine decidono di confluire tutti sotto una sola bandiera.
C’è sempre stata e ci sarà sempre una mobilità, è un circolo positivamente vizioso, che porta runners, anche per trovare nuovi stimoli, a cambiare colori sociali.
Quale colpa hanno quelli che decidono di cambiare società?
Io credo nessuna, e non ho mai smesso di salutare chi ha cambiato società. Un po’ mi dispiace quando qualcuno per timore ha paura di avvicinarsi troppo al tuo gazebo, quello dove ha vissuto e condiviso per quasi un anno con i altri, ormai, ex compagni di squadra.
Il principio cardine di ogni ASD è l’associativismo e l’inclusione, senza perimetri né limiti. Stare insieme è l’aspetto più bello che lo sport è in grado di generare.
Proviamo a fare tesoro dei nostri valori, della fatica che la corsa ci richiede consapevoli che i rapporti tra le persone che si frequentano per praticare uno sport non possono e non devono creare acredine o barriere di alcun genere.
Ricordiamo sempre che lo sport unisce, anche nel 2023.
Buone Corse.
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