Avevamo rotto i coglioni, runner…

Il 25 marzo 2018, Roberto Nava postò sul suo sito Run Like Never Before, un articolo che fu uno schiaffo in faccia a chi correva in quel periodo.

Divenne lo spartiacque tra la realtà e la fantasia di chi corre e vive la corsa in strada e in rete. Il pezzo si intitolava “Avete rotto i coglioni, runner” e le prime tre righe dicevano esattamente così:

“Non fraintendetemi, vi prego. Ma prima o poi, per tutti, arriva il momento di dire basta. E questo è il mio momento. Il momento giusto per dire che, in tutta sincerità, avete rotto i coglioni, runner.”

Il 2018 era un buon momento per i social network in particolare di Facebook, e il blog dell’amico Roberto era sicuramente il più letto e il più autorevole.

Le Statistiche social network del 2018 dicevano che gli utenti in Italia erano cresciuti del 10%, con una penetrazione del 57%: in pratica il 57% della popolazione italiana di 59,55 milioni di abitanti era presente sui social.

Facebook in Italia nel 2018 aveva 34 milioni di utenti. Nel 2022 sono 35,9 milioni.

E noi runners della rete che fine abbiamo fatto?

Siamo ancora lì dentro a rompere i coglioni “Con i continui battibecchi, i flame ininterrotti di dimensioni epiche. Amatori che si scannano, che si prendono troppo sul serio.” come diceva Roberto?

La tecnologia oggi ha eliminato quasi del tutto “i tagliatori di percorso, le gabole, i trucchi e trucchetti per farla sempre franca. Perfino la insana ricorrenza dei pettorali duplicati, fotocopiati, venduti sottobanco”.

La rete in questo è stata provvidenziale nel saper scovare gli imbroglioni e a volte metterli alla berlina sulle bacheche di gruppi e pagine dedicate al podismo. Colpirne uno per educarne 100 ha fatto ricredere anche i più ostinati mitomani del pettorale fotocopiato. (Per altro è passibile delle sanzioni penali previste per il reato di “furto” (art. 624. c.p.).b)

Temo solo che la pratica degli “intrugli, pastiglie e pastigliette miracolose. Diciamolo chiaramente, con il doping” non finirà mai, perché per strada è pieno di imbecilli, imprudenti, arruffoni e senza rispetto di nulla, in primis della loro salute, figuriamoci dell’etica sportiva e dell’avversario.

Dopo 4 anni, che sembra passata un’era, per i mille avvenimenti che ci hanno colpito fin dentro casa, abbiamo riparametrato il valore della corsa, non solo dal punto di vista estetico del gesto, ma soprattutto come riferimento economico e finanziario di chi organizza le gare.

Allora “la tiritera che le gare costano troppo. Che non si può pagare 30 euro per fare una mezza maratona”, evocata dal pezzo di Roberto il quale era tagliente nel dire “non mi iscrivo, non partecipo, non rompo le palle a nessuno”, ci stava, ma aggiungo che va compreso il fatto che un evento è un prodotto, dove dietro c’è un imprenditore che rischia di suo, con il lavoro e il capitale investito e di conseguenza al prezzo del bene creato e messo sul mercato gli darà il prezzo che ritiene necessario a ripagare i fattori di produzione, margini di guadagno compresi.

Se un iPhone costa mille euro e posso comprarlo ok, altrimenti a meno della metà ci sono prodotti altrettanto utili, ma nessuno grida al mondo alla Apple di abbassare i prezzi.

Roberto non voleva essere diverso da nessuno, si era soltanto messo seduto a vedere cosa eravamo diventati, lui per primo, uno che aveva fatto di tutto nel mondo della corsa. “Non mi sono fatto mancare niente.”

“Perché in fondo questo è un appello” e che i coglioni riteneva di averli rotti lui per primo con il suo sfogo per il quale chiedeva scusa in chiusura.

Tutto sommato, ciò che facciamo non è molto lontano da quel pezzo di Roberto. Il nostro non è mai stato puntare il dito verso qualcuno, piuttosto è mettere in piazza i nostri difetti per provare a capire che nessuno è esente da colpe, e proprio come canta il poeta:”Quanno un giudice punta er dito Contro un povero fesso, nella mano strigne artre tre dita che indicano se stesso..

Siamo sereni amici nel credere che giorno per giorno possiamo migliorare tutti, vivere nel rispetto e tornare a correre spensierati, per tornare a correre liberi proprio come sosteneva a gran voce il nostro amico Roberto Nava.

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Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso