“Siamo convinti che il surriscaldamento climatico degli ultimi decenni abbia un colpevole: NOI.“
Inizia così il viaggio “Siberia 105 °” che hanno intrapreso due italiani nel periodo più freddo dell’anno nella terra più estrema del pianeta. In bici, spingendosi dove nessuno si è mai spinto.
Chi sono?
Stefano Gregoretti, classe ’74, romagnolo, triatleta, ultrarunner, un fisico forgiato sulle strade, sui ghiacci e nei mari del mondo, con un passato da Ironman: vincitore sulle due distanze della Yukon Arctic, maratona e 100 miglia; vincitore alla Gobi March Ultra di Racing The Planet; secondo posto alla Grand to Grand Ultra tra Utah ed Arizona.
Ha attraversato di corsa, dall’Atlantico al Pacifico, il deserto della Patagonia, dal sud Africa all’Angola, il deserto del Namib, il Deserto di Atacama e, in diverse spedizioni sia di corsa che in bicicletta, le terre gelide dell’Artico canadese in pieno inverno.
Questa volta è partito, in bici, insieme a Dino Lanzaretti per intraprendere un lungo e faticoso viaggio in pieno inverno in una delle zone più desolate del pianeta, per raccontare la crisi climatica.
Dino Lanzaretti ha esordito come alpinista in varie spedizioni tra l’Himalaya e le Ande per poi scegliere la bicicletta come espressione definitiva per conoscere il mondo.
Ha attraversato quattro continenti fino a che, il semplice andare in bici, si è trasformato nell’ambizione di pedalare là dove mai nessuno era stato prima, aprendo così un nuovo mondo di esplorazione ed avventure estreme.
Già nel 2017 ha attraversato la Siberia invernale in sella alla sua bicicletta.
Cosa hanno in comune?
Entrambi hanno una grande esperienza per quanto riguarda l’esplorazione di alcune delle aree più fredde del pianeta e non solo.
Partiti da Malpensa il 7 gennaio, hanno raggiunto la Siberia e iniziato la loro spedizione (Siberia 105 °) divisa in due fasi: una in inverno ed una in estate. La prima attualmente in corso.
Lo scopo è quello di unire sport, esplorazione, viaggio e comunicazione per sensibilizzare sul tema della crisi climatica, e dare il loro contributo per toccare con mano le mutazioni che il clima sta avendo sotto i colpi delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Un argomento che riguarda tutti noi e che oggi, come ogni anno, occupa un ruolo di primo piano nei tavoli di dialogo delle grandi potenze economiche mondiali.
“O cambiamo il nostro stile di vita o causeremo danni irreversibili all’ecosistema e alle generazioni che verranno. Sostituire il capitalismo è un’utopia troppo ben accertata, l’unica nostra speranza è l’avvento di una coscienza comune che possa persuadere ogni essere umano a fare la propria parte”.
Il progetto si chiama “ Siberia 105 ° ” e fa riferimento all’escursione termica (oltre cento gradi centigradi appunto) che si registra tra estate ed inverno nelle regioni attraversate, responsabile di danni irreversibili all’ecosistema.
In un tragitto in bici che li vedrà impegnati per 1200 km
i km, cioè, che separano Ojmjakon da Verchojansk, i due villaggi che si contendo il record come centro abitato più freddo al mondo.
Una bella avventura pedalare a -50/-60 gradi tra i ghiacci del Polo in piena autonomia ad una velocità media di 8-10 chilometri l’ora. I chilometri percorsi variano di giornata in giornata, ma generalmente rimangono in sella tra le 6 e le 7 ore.
I due dormono in tenda e con loro trasportano una stufa in titanio di 1,5 chilogrammi che gli permette di far alzare la temperatura di 15°.
“Abbiamo deciso di non trattenere il respiro aspettando che il punto di non ritorno venga oltrepassato, quel respiro lo useremo per pedalare nella strada più fredda del mondo, per pagaiare là dove mai nessuno è stato prima, per raccontare, a chi ancora non crede, che esiste il surriscaldamento del pianeta, mostrando le terre dove questo sta provocando il più grande sconvolgimento. In cambio della nostra fatica della nostra paura per questo viaggio nell’ignoto vorremmo che chi ci seguirà non si voltasse più dall’altra parte”.
Continueranno il viaggio in SUP in estate remando 750km lungo il fiume Yena da Verchojansk fino all’Oceano Artico.
In attesa del prossimo report continuiamo a seguire il loro gelido ed avventuroso viaggio, certi che la performance passerà in secondo piano, poichè quello che conterà di più sarà il bilancio finale.
Buona missione ragazzi!