Ciao Freccia!!!

Caro Mauro, cominciamo così come avresti voluto.

Sì, da quella immagine ingigantita, che indicavi con orgoglio, nella tua mitica cantina, tra una polenta e una gricia.

New York, 4 novembre 2007: te che voli come un eroe greco verso il traguardo della maratona più famosa del mondo per chiuderla in 2 ore, 56 minuti e 46 secondi. Conquistando la Grande Mela ed entrando nel prestigioso club degli italiani che hanno chiuso la maratona più famosa del mondo sotto le tre ore.

Ecco, ci sembra di vederti che sorridi felice e compiaciuto cercando di nascondere il forte orgoglio per quella impresa.

Ma la tua più grande impresa, oltre a quelle che facevi con le scarpette da runner e con le divise di molte società che hai amato (e ti hanno amato), è stata la tua vita.

Giovanni Paolo II una volta disse: “Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro”.

Ebbene, caro Mauro, tu ci sei riuscito. Senza trucchi e senza inganni. Bastava guardare ieri il mare dei social, che tu navigavi con entusiasmo ed educazione, per vedere tante barche piene di amore con la tua faccia stampata sulle vele.

Centinaia di barche di anime in lacrime per te. Sospinte dal vento dell’amicizia, alimentato dalla tua bontà.

Decise a sfidare la tempesta lancinante del dolore per approdare in quegli abbracci – caldi e luminosi – che tu avevi immortalato e consegnato ai loro cuori  In tutte quelle immagini, e tu detenevi il record mondiale di fotografie scattate agli amici, c’era il sale della vita.

E il sole di una speranza.

La speranza di un mondo migliore, più pulito, che ci hai insegnato con il tuo esempio. Quello di voler bene, senza chiedere e pretendere nulla.

Così, solo per il gusto di volerlo. Dire che eri generoso sarebbe riduttivo, perché eri il trionfo della generosità. Le porte del tuo cuore erano aperte a tutti. Sempre presente, quando c’era bisogno di te.

L’alba sulle gare della domenica mattina non spuntava se non c’eri tu. Conoscevi i nomi di tutti e  soprattutto di tutte. “Auonciuuu!”, gridavi con gioia.

E qualcuno ti rispondeva “Yeaaahhh!”. O viceversa.

Hai corso tanto e insegnato a tanti a correre, te che eri una “Freccia e hai fatto nascere un gruppo con questo nome.

Con quel “mille” stampato sull’asfalto del lago di Castelgandolfo che ora rischia di diventare un luogo di pellegrinaggio.

A un certo punto hai dovuto smettere di correre perché il destino ti aveva colpito duro.

Ma tu non ti sei arreso e hai combattuto come un guerriero.

E lo hai battuto tornando tra i tuoi amici runner armato di una bicicletta e della tua macchinetta fotografica.

Cucinando per loro nella tua cantina che a “Master chef” se lo sognano.A stare vicino a chi aveva bisogno, a condividere le sue emozioni, le sue gioie e i suoi problemi.

A ridere ancora come pazzi, come poeti.

Poi la pandemia che ci ha chiusi in casa e lasciato solo il telefono.

E la speranza di rivederci a una gara, alla cantina, a Villa Torlonia o al negozio del Maestro. Come non piangere, disperarci di fronte a tutto questo che da poche ore ci sembra negato.

Ma faremo un torto a te, caro Mauro, a dire che ci hai lasciato.

Perché – e a quel paese la retorica – tu ci sarai sempre. Perché la tua vita è stata un capolavoro e i capolavori restano per essere ammirati, vissuti e goduti.

Così siamo sicuri che quando alzeremo gli occhi al cielo, prima di una gara o durante una semplice giornata, ti vedremo scendere in mezzo a noi a stampare le nostre facce su petali di nuvole.

Per correre ed essere felici. Ancora insieme.

“Auonciuuu Mauro!”.

Foto by Leonardo Ciacci