L’uomo divano è una figura mitologica composta da metà uomo e metà divano e fin qui niente di nuovo, tuttavia non si sa se sia stato il divano ad inghiottirgli le gambe o se sia nato così.
Come per l’uomo di Neanderthal sono stati fatti molti studi sulla sua evoluzione, lo stesso Charles Darwin pare abbia teorizzato che in prima istanza si trattasse di due entità separate, uomo e divano, saldatesi con il tempo attraverso strati interminabili di patatine e pop corn con ketchup e maionese a fare da collante.
Molto più recentemente la famiglia Angela ha condotto degli studi approfonditi e lo stesso Giacobbo ha rinvenuto degli antichi papiri in cui era rappresentato nella sua forma attuale, chiaramente portato sulla terra dagli alieni.
Persistono molti esemplari di diversa natura; calcistica, serie tv, cinema. Recentemente sono stati creati nuovi macrogruppi DAZN, Sky, Netflix che racchiudono specie che comprendono più categorie.
Trattasi di creatura mutante che da umano semplice, si trasforma la sera, nei fine settimana e durante le vacanze. Io convivo con il mio esemplare da 14 anni. In realtà tutto filava liscio fino a quando ho scoperto la corsa e lui ha dovuto imparare a nutrirsi con il sondino e ad utilizzare le due appendici prensili note come mani per cambiare i canali.
Il mio non è della specie peggiore, oscilla dal macrogruppo Sky a quello Netflix e condivide i due rami serie tv e cinema, ma per grazia ricevuta il calcio non è affar suo. E’ un divano-man autentico, l’unico sport che guarda si fa da seduti, la Formula 1.
Divora le serie tv e i film ad un ritmo tale che il decoder fuma, il modem esplode e gli occhi gli girano come due palle stroboscopiche impazzite.
E io che faccio?
Ovviamente allaccio le scarpette e corro.
Corro il mio lungo della domenica mattina, la mia corsetta scarica cervello il sabato e le mie mattinate in vacanza quando ancora tutti dormono e l’aria di montagna è frizzante e pulita.
Praticamente ogni volta che lui vuole assumere la sua forma “divanesca”.
Tutto scorrerebbe normale se io non volessi correre la mattina presto, con l’aggravante “in vacanza”,perché questa cosa presuppone che io mi vesta e inevitabilmente, quando siamo fuori casa, la porta del bagno cigola, la porta dell’armadio cigola, sbatto contro la poltroncina al buio o apro la zip della valigia, insomma, facciamola breve, faccio rumore e lui, full optional, ovviamente ha il sonno leggero e si sveglia.
Completamente inutile dirgli “dormi…è presto” perché questo scatena ancora di più la sua ira funesta e parte la filippica “ma io davvero non capisco!!ma possibile che in questa casa non si dorme più, non si magna più, non si vive più!!” Con un rafforzativo finale tipo fuochi d’artificio “E che cazzo!!”.
Ma io sono tenace, praticamente invincibile, prendo la porta e vado. L’aria del mattino, specie in primavera, è fresca e piacevole, si sentono i primi uccellini che si risvegliano, il grande meccanismo della vita che riprende a muoversi con calma, quasi stiracchiandosi e io mi godo il momento delle prime luci del giorno e vado. Lontano da Roma, dove la strada è abbastanza liscia e priva di buche o radici o marciapiedi storti o divelti, alzo gli occhi al cielo, allargo le braccia ed è come volare verso il paradiso, prima o poi mi romperò la faccia ma è dannatamente appagante finché la mano celeste mi tiene in piedi e mi evita di ruzzolare a faccia in giù.
La mente è libera, i polmoni sazi e la pancia brontola, è ora di tornare. Lui è li, sveglio, la fronte aggrottata, mi aspetta. “Papi, faccio la doccia veloce e andiamo a fare colazione!” “sono sveglio dalle sei…ho già fatto colazione un’ora fa”.
Io sembro una specie di fatina gioiosa carica di endorfine, le mie e le sue, disperse, mai create, sconosciute al suo organismo, a metà tra un’oca giuliva e la fatina di Pinocchio e lui è li di fronte a me, Scrooge davanti ad un albero di Natale. Dura cinque minuti esatti in cui mi umilio con i peggiori atti di goffaggine mai visti al mondo. Lui ride.
Una volta però ci sono riuscita, l’ho convinto a venire con me. Tanto si sveglia comunque, che gli costa?Per provare, per vedere di che si tratta, per produrre almeno un singolo, solitario esemplare di endorfina, solo come la molecola di sodio dell’acqua.
La cosa buffa è che quando l’ho portato con me non immaginavo minimamente che allenarsi in quota fosse più faticoso. Io correvo, dove non era importante. Mi sentivo preoccupantemente stanca e davo la colpa a tutto l’universo di malanni possibili, ma mai immaginavo che ero stanca perché correvo cinque chilometri al giorno a 1500 m e coronavo i miei sforzi con interminabili camminate in mezzo ai monti.
Fatto sta che doveva provare la mia stessa ebbrezza e quindi l’ho trascinato con me. Vi ho raccontato che è full optional e questo include che è un fumatore piuttosto accanito, praticamente più che fargli provare l’ebbrezza di correre e sentirsi bene ho provato ad eliminarlo senza saperlo.
Usciamo dall’albergo dove eravamo in vacanza e cominciamo ad andare. Lui andava anche piuttosto bene fino al primo km, poi ho visto che rallentava. “E dai che guastafeste!!mica ti vorrai fermare ora!!” “sto a morì!!”
“Papi, tutti muoiono la prima volta che corrono, fa parte della rinascita!!Rallentiamo e vedrai che va meglio e chiudi sti 5 km”
Praticamente una pazza furiosa.
“5??? Vuoi uccidermi?? io ne faccio due e me ne vado, tu fai come ti pare”
“Vabbè, non poniamoci limiti inutili, dove arrivi arrivi”
Sempre più pazza.
Ripartiamo piano, pianissimo, lui arranca per un altro km poi davanti alla porta dell’albergo mi dice con quello che resta dei suoi polmoni “Princi, io vado, non ce la faccio più”
Lo guardo con la faccia delusa e gli dico “Vabbè, finisco e torno presto”.
Ha dormito come un ghiro e non ha più riprovato.
Da allora ogni domenica mi elargisce la sua benedizione Urbi et Orbi purché io non lo porti con me, anche in vacanza è più tollerante…purchè io non lo porti con me.
Mai più.
Il mio uomo divano ha imparato a convivere con la mia follia.
E’ speciale.
Ludmilla Sanfelice