Abbiamo incontrato Orlando Pizzolato e ci ha raccontato la sua visione del running. Il punto di vista di chi, nell’immaginario collettivo, rappresenta la Maratona di New York. Con noi c’era anche Daniele Menarini, Direttore con Pizzolato del Magazine Correre.
“Orlando ha aperto due strade, una da atleta e una da allenatore”. Racconta Menarini.
“Da atleta ha aperto la via italiana alla maratona, vincendo le due edizioni 1984 e 1985 della New York Marathon. Un’apertura di via davvero in senso alpinistico, perché ha tracciato il solco per il successo di Gianni Poli, primo in Central Park l’anno successivo, e poi per l’apoteosi di Gelindo Bordin, che dopo aver battuto Orlando, seguendolo come un’ombra, nel campionato Europeo del 1986, giunse terzo ai Mondiali di Roma ’87 e primo ai Giochi olimpici di Seul 1988.”
A poco meno di un mese dallo start della Maratona di New York, il prossimo 3 novembre, Orlando Pizzolato non perde di vista l’obbiettivo di chi gli chiede, nei suoi tanti stage di preparazione, di arrivare semplicemente fino in fondo, fino al Central Park.
Orlando cosa sarà New York in futuro?
La New York City Marathon non smetterà mai di sorprendere. Ormai prossima alla 50° edizione nel 2020, sarà una festa e la stanno pompando come solo gli americani sanno fare. Sono ancora tanti gli italiani che vogliono arrivare a correrla, perché nella mente di un amatore, a qualsiasi livello di preparazione, la Maratona di New York resta la mamma delle maratone. Le altre nel mondo, da Boston a Berlino, Chicago e Londra, è vero che sono tutte più veloci, ma New York ha la gente e il fascino che la rende unica e non c’è amatore che non la mette in conto almeno una volta nella vita, per esserci o poter dire di essere un maratoneta.
Credi che Roma, dopo l’assegnazione del Bando del Comune per la gestione della maratona dal 2020 al gruppo capitanato da Infront potrà sperare di arrivare ad avere una gara di respiro internazionale con numeri al pari delle grandi manifestazioni europee?
Io credo che Roma potrà ben sperare di diventare un evento internazionale all’altezza della sua storia turistica e non solo. Le condizioni ci possono essere grazie ai nuovi organizzatori. Infront può dare alla maratona quella spina, quella sfida di un evento ambizioso. La cosa che più conta è di creare una gara per chi corre, pensando solo a loro, curando ogni dettaglio, “vendendo” il running in una città che ha tutto quello che può desiderare un turista.
Ma se parliamo di spettacolo il nuovo attacco alle due ore da parte di Eliud Kipchoge a Vienna il 12 ottobre nella sfida Ineos 1:59, voluta da uno sponsor non sportivo, possa davvero catalizzare l’attenzione su uno sport che in tv non si consuma bene al di fuori di appassionati e addetti ai lavori?
Sono certo che lo spettacolo potrà tornare utile al sistema e all’indotto maratona nel mondo, io ad esempio sono molto curioso e andrò a vederlo con la mia famiglia. Ci saranno oltre 250.000 spettatori lungo il circuito e Eliud è mentalmente pronto a tal punto che quella manciata di secondi riuscirà ad abbatterli. Correrà tra le 6.30 e le 8.30 di mattina lì dove il bioritmo del campione sarà al meglio. Vedremo uno spettacolo nuovo, ne sono certo.
Cosa ti manca di New York, le fai mai le operazioni nostalgia che facciamo noi tutti davanti ai ricordi di quando andavamo ad un passo che con il tempo è cambiato?
Mi manca come era reattivo il mio fisico a determinati carichi, ma ovviamente ci sta, è nella natura delle cose. Ma se devo dirla tutta sento la nostalgia della sensazione del vento tra i capelli mentre correvo, ma non ho più la velocità di quel tempo né tanto meno i capelli. A volte mi stupisco, rivedendo alcuni video di quanto correvo veloce, è incredibile come cambiano le stagioni. Ma oggi, più di tutto, mi affascina rileggere i miei diari. Annotavo tutto e ancora lo faccio e vedere come sono cambiati è un romanzo fantastico e grazie al quale, capisco ancora meglio come sono cresciuto. Tutti dovremmo tenere un diario delle nostre corse, a mia figlia che corre lo dico sempre di scrivere, commentare ogni seduta di allenamento perché domani, quei diari ti parleranno di ciò che hai raggiunto. Sarà il tuo romanzo personale.
“Nel 1996, la Gazzetta dello sport diede il via a una pubblicazione davvero meritoria: un dorso chiamato La Gazzetta dello Sportivo, inserito nell’edizione del venerdì”. Ricorda ancora Menarini.
“Consigli pratici per fare sport, a tutte le età, scritti da allenatori o da campioni di quella stessa specifica disciplina. E sul numero uno della Gazzetta dello Sportivo, Orlando propose per la prima volta la sua tabella per cominciare a correre, partendo da un minuto di corsa e uno di passo da ripetere cinque volte. Anche in quel caso Orlando ha aperto una nuova via: l’allenatore di amatori e persone comuni, non atleti, che attraverso lo sport scoprivano spesso una faccia nuova di se stessi.”
Nel 2015 Pizzolato ha festeggiato la 18.000ma tabella personale preparata per un appassionato, perché questa, da tempo, è la sua principale professione.
Orlando cosa ti chiedono oggi coloro che prendono parte ai tuoi stage?
Di arrivare fino in fondo, questa è la prima motivazione, ma a volte e mi dispiace dirlo, alcuni mancano di umiltà, non è tutta colpo loro intendiamoci, molto è dovuto a come viene percepita la Maratona. Siamo arrivati a una sorta di super mercato del running dove basta pagare per essere un finisher. Io nei miei stage li riporto con i piedi per terra. Per capire che il loro valore atletico non è misurato da un gps al polso, ma dalla fatica e dalla capacità di capire, percepire il proprio passo. Allenarsi per una maratona è giungere alla consapevolezza di sapere cosa farai con il tuo corpo. Devi saperti ascoltare, al di là di qualsiasi strumento tecnologico a disposizione.
Per concludere questo scambio di ricordi ed emozioni, Daniele Menarini ci fa una confessione di chi lo conosce bene a Orlando, come uomo, atleta e professionista del running:
“Consapevole di rischiare un’accusa di “blasfemia” da molti runner: se rifletto su cosa sia diventato il mondo del running italiano e quanto grande oggi sia, con tutta l’onestà possibile non saprei dirti se, di Orlando Pizzolato, sia stato più importante il contributo di atleta o quello di divulgatore tecnico della passione per la corsa. È una gara dura!”
Grazie davero di tutto Orlando
Marco Raffaelli