Il bello della bici, tra l’altro, è che ci si può allenare spostandosi di parecchi chilometri,
percorrendo strade spesso secondarie e sconosciute in grado di regalarci sorprese piacevoli…e meno piacevoli.
Proprio per il traffico ridotto e la scarsa agevolezza di queste strade, raramente un navigatore potrebbe fornirvi indicazioni utili, né tantomeno google map riesce sempre a dare la risposta esatta quello che stiamo cercando.
O, semplicemente, a volte mentre pedaliamo, notiamo quella stradina in mezzo ai boschi senza cartelli che tanto ci attira.
Per questo, nell’epoca dei gps sempre ed ovunque, in queste occasioni ci ritroviamo a chiedere informazioni alla gente che si incontra per strada.
Che per luoghi ed orari improbabili in cui ci ritroviamo a pedalare, la maggior parte delle volte si identifica in simpatici pensionati seduti al bar. E proprio qui c’è da prestare la massima attenzione. Le loro indicazioni non tengono assolutamente che quel tratto di strada lo percorrerete non su una comoda automobile (o su un trattore…) ma sul solo affidamento delle vostre gambe.
E così dietro quel “manca poco, ormai sei arrivato” potrebbero celarsi 20km di fastidiosi, infiniti, saliscendi.
Aspettandovi un “cavalcavia” potreste ritrovarvi davanti ad un muro al 18%.
Oppure potreste ritrovarvi con le ruote ad alto profilo su un terreno totalmente roccioso quando vi avevano tranquillizzato sulla qualità del manto stradale “assolutamente percorribile, lo faccio tutti i giorni!”
Ah, ca va sans dire, naturalmente MAI troverete qualcosa migliore di quella prospettata…
Stefano La Cara