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Category Archive for: "second line"
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Nonostante questa Pandemia non ci dia tregua abbiamo deciso di non abbandonare l’idea della Maratombola 2020, ma tentare di riproporla il 18 aprile 2021 chiamandola Maratombola 2020+1, con iscrizione limitata a 120 partecipanti e stesso posto di sempre nella pineta di Castelfusano.
Naturalmente questo tentativo sarà fatto nel pieno rispetto delle normative in vigore (quelle le sapremo più avanti), ma noi ci siamo preparati a rispettare intanto quelle vigenti alla data odierna….”
Ricevere un invito così è un po’ come sentirsi privilegiati, è come avere il telepass in autostrada e un palloncino di tutti i colori da portare legato in spalla fino al traguardo ed essere in famiglia, la Marathon Truppen.
Tutte le persone che ogni anno partecipano alla Maratombola sanno quale è lo spirito che alberga nella Marathon Truppen.
Perché se non hai mai fatto la Maratombola non hai mai partecipato ad una vera festa tra amici. Non hai mai seguito un amico e non hai sentito il calore di abbracci e auguri sinceri…
Quest’anno intorno a quella tavola non ci siamo potuti sedere e ci è mancato davvero tanto l’abbraccio iniziale di Mauro Firmani e il bacio finale sulla fronte…
eh si perché i soldi dell’iscrizione vanno tutti in beneficienza…
“ Ci teniamo a ribadire che comunque come tutte le edizioni precedenti l’utile delle vostre quote di iscrizione sarà donato in beneficenza ad una Onlus da decidere, sia per la gara in presenza che per quella virtuale”
Vi diciamo che in caso di annullamento anche di questa gara in presenza stiamo valutando la possibilità di una gara “virtuale”.
Ci si adatta ai cambiamenti perché volenti o nolenti siamo consapevoli che una gara insieme a tanta gente e nel luogo dove solitamente si svolge non è la stessa cosa che correre in solitaria sotto casa…
Ma noi un po’ ci speriamo.
La sensazione che ci danno quelle quattro spillette e quel numero appeso alla solita canotta non è paragonabile a nessuna gara virtuale…
Perciò è col cuore pieno di speranza che sul nostro calendario appunteremo questa data. E che se anche non in presenza sapremo di aver fatto almeno qualcosa di buono.
Omar Di Felice è un ultracylcer, un atleta che pedala percorrendo distanze incredibili in situazioni climatiche a volte proibitive. Ha preso parte a tantissime competizioni UltraCycling. Nella sua carriera ha pedalato su distanze per noi difficili anche solo da pensare.
In Alaska, a Capo Nord in Back to the Arctic” del 2016, in Islanda, Paris-Rome nonstop challenge, sulle Alpi, da costa a costa degli USA ma è il freddo la sua specialità, un nemico che sa gestire.
In questa intervista parliamo come ha affrontato il 2020. Quante avversità e opportunità si sono presentate e come ha fatto ritorno dalla Mongolia nel Deserto del Gobi.
Come è trascorso il tuo anno?
Il 2020 è stato un anno difficile credo sia sotto gli occhi di tutti ciò che il mondo ci ha trovato a dover affrontare (e di cui, in parte, continueremo a viverne gli effetti ancora per molto) ma non sarei onesto se lo definissi un anno negativo, tutt’altro.
Il bilancio è stato del tutto positivo: nonostante la pandemia (o forse proprio anche in virtù della stessa, in alcuni momenti) sono riuscito a realizzare tutti i progetti che mi ero prefissato nonostante un brutto incidente (sono stato investito alla partenza per la Mongolia) abbia messo a rischio già da subito il mio 2020.
Quali rinunce dal punto di vista sportivo?
Il momento più difficile è stato quello in cui, a causa del lockdown, sono rimasto bloccato senza possibilità di rientrare in Italia entro i tempi che avevo previsto. Ma questo mi ha offerto la possibilità di continuare a esplorare ancora più approfonditamente un Paese, la Mongolia, nonostante avessi portato a termine la mia avventura nel Deserto del Gobi.
Per il resto è stato sufficiente adattare i programmi al mutare delle condizioni e delle restrizioni: la flessibilità mi ha permesso di poter comunque portare a termine il calendario delle competizioni di Ultracycling.
Ci sono state delle opportunità?
Alla riapertura dei confini nazionali il mio primo pensiero è stato quello di “ripartire” facendo qualcosa che, simbolicamente, desse nuovamente il via verso un ritorno alla normalità. Ed ecco allora che, proprio grazie a questa difficoltà apparente, ho potuto rispolverare un progetto che dormiva nel cassetto dei miei sogni, quello, cioè di una lunga traversata in stile Ultracycling lungo la linea di confine scalando tutte le vette alpine, da Trieste a Ventimiglia. Una lunghissima occasione per pedalare sulle strade cui sono più affezionato incontrando piu o meno virtualmente i tanti fan che mi hanno seguito attraverso il diario sui miei social network e realmente, scendendo in strada per il supporto fisico grazie all’app di tracciamento live ENDU che utilizzo durante le mie avventure.
Dove sei stato e cosa hai esplorato?
La Mongolia e il Deserto del Gobi sono stati l’avventura clou del mio 2020. Aver attraversato in inverno il luogo che lo stesso Messner aveva definito “impossibile” nella stagione più fredda è stata un’esperienza unica. Averlo fatto durante il momento delicato che stavamo vivendo, un modo simbolico per lasciare alle spalle le difficoltà.
Come ti sei allenato?
Gli allenamenti seguono sempre un copione collaudato durante gli anni di Ultracycling sin qui trascorsi: un periodo di allenamenti specifici volti a migliorare alcune qualità cui fa seguito un momento, di solito a ridosso della partenza dell’avventura, in cui cerco di replicare le condizioni che dovrò affrontare sintetizzandone gli elementi chiave come freddo, privazione del sonno o scarsa possibilità di reperire acqua e cibo. Tutti fattori, questi ultimi, che mettono a dura prova la resistenza mentale durante challenge in cui già il fisico è fortemente sotto stress
Che strade nuove hai immaginato una volta finito tutto questo casino?
Viaggiare è abbastanza complicato ma, per fortuna, per chi come me lo fa di lavoro, gli spostamenti sono consentiti seppur a patto di forti restrizioni e alcune attenzioni particolari.
Per questo sto organizzando una lunga esplorazione invernale: come per il Deserto del Gobi, metterò le ruote su un terreno “inusuale” per una bici in inverno, ma sarà una sfida che mi proietterà verso scenari nuovi a cui non sono abituato, non completamente almeno.
Presto potrò svelarne i dettagli ma la partenza dovrebbe essere entro la prima metà di febbraio.
Poi un argomento a me caro, pedalare o comunque fare sport con il freddo, c’è un segreto per non sentirlo? o come dicono i norvegesi dipende tutto da una buona dotazione
Molti sono convinti che io non percepisca il freddo. In realtà lo sento (e talvolta lo soffro) esattamente come chiunque altro decida di mettersi in bici con temperature abbondantemente sotto lo zero. Ciò che cambia è senz’altro l’approccio mentale: il mio amore per il freddo mi aiuta ad affrontarne le conseguenze e ad avere sempre un atteggiamento positivo. Ovviamente bisogna dotarsi dei giusti capi di abbigliamento. In ciò la tecnologia ormai ci viene a supporto anche se, la cara vecchia regola basilare è quella dell’isolamento del primo strato della pelle e, per questo, utilizzo intimo in lana merino, nonché sottoguanti e calze dello stesso materiale.
Andrea Bellini è un ragazzo di 34 anni che con le sue acrobazie artistiche davanti ai monumenti contribuisce a valorizzare le bellezze della sua città e lo sport all’aria aperta.
Lo abbiamo conosciuto sui social ci siamo incantati a guardare i sui scatti artistici e le sue evoluzioni e ci siamo avvicinati in punta di piedi per conoscerlo.
E’ nato nel 1986 e cresciuto a Ferrara città dell’Emilia Romagna.
Ferrara è una città rinascimentale piena di cultura e storia, ha dei monumenti come il Castello Estense monumento simbolo della città tra i più antichi e importanti d’Italia, vie storiche e artistiche.
E’ qui che Andrea unisce l’arte e la storia della sua città con le sue evoluzioni.
Luoghi che magari non tutti possono vedere stando a casa e che, tramite uno scatto ed una evoluzione in un fermo immagine perfetto, si può sognare di visitarli al più presto.
Ferrara è uno dei capoluoghi italiani che conserva il suo centro storico rinascimentale completamente circondato da una cerchia muraria ancora integra e quasi immutata nel corso dei secoli.
Grazie ad Andrea e le sue foto acrobatiche la città e i suoi monumenti sono diventati uno spettacolo tutto da guardare e da visitare.
Andrea ha lo sport nelle vene, pratica attività fisica da quando aveva 3 anni, ha iniziato con il nuoto e dopo 4 anni ha iniziato ad evolversi sulla terra con acrobazie.
Da lì è nato il suo percorso e carriera da ginnasta. Fin da subito inserito nel settore dell’agonismo ha inseguito i suoi obiettivi per poter gareggiare ad alto livello fino a diventare capitano della squadra di serie A2 di ginnastica artistica di Ferrara.
Ed è a sedici anni che vince il primo campionato italiano come specialista alle parallele per poi tornare sul podio a livello regionale e nazionale.
Ha conseguito successivamente una laurea in lettere e filosofia maturando nel contempo esperienza nel campo del lavoro come istruttore.
La sua determinazione lo ha portato a gareggiare fino all’età di 27 anni.
Poi “mentalmente era un grosso sacrificio”( dice Andrea ), non solo quello fisisco richiedeva forza e costanza. “
Così ha ampliato le sue attività, avvicinandosi al mondo del tricking (una disciplina d’allenamento che combina calci provenienti dalle arti marziali con salti della ginnastica artistica nelle sue foto possiamo forse capire meglio) e del calisthenics (visto le capacità acquisite grazie alla giovane carriera da ginnasta).
“Il tricking è uno sport nuovo, che permette alle persone, sopratutto ai giovani, di lanciarsi in nuove evoluzioni e sperimentare figure come salti, avvistamenti e calci volanti a 360gradi.
Bisogna però conoscere le basi che sono appunto la ginnastica artistica.”
Ha collaborato per quasi due anni con la città di Padova dove ha conosciuto nuove persone e fatto nuove esperienze lavorative, nel quale ha formato e cresciuto dai ragazzini agli adulti nello sport con tanta passione.
È Istruttore di Pilates e per completare il cerchio Andrea aiuta anche le persone più anziane ad attivarsi e a seguire percorsi adatti a loro.
D’estate lavora nei centri estivi come animatore da tanti anni.
“Nell’ultimo periodo, durante il lockdown e dopo mi sono concentrato di più sui social per far conoscere alle persone quanto sia importante fare attività per stare bene, non importa quello che fai ma basta muoversi.
Le mie foto artistiche hanno preso un’impronta maggiore e hanno circolato più in fretta.
Finalmente sto trasmettendo un messaggio, seppur piccolo, alle persone che mi vedono.
Basta una foto per trasmettere emozioni e portare un sorriso.
Incentivare le persone a seguirmi per quello che faccio e ottenere risultati mi sta dando una grande forze e soddisfazione ora più che mai.”
Quello che farò è che continueró a portare avanti i nuovi progetti coinvolgendo le persone a indovinare il luogo in cui mi trovo, andando alla scoperta di nuovi posti e spazi legati alle persone che ci vivono.”
Piccola nota non meno degna di essere menzionata
Le foto sono scattate dal grande Pier Luigi Benini, persona nota come fotografo per il comune di Ferrara. Altre foto sono scattate da Andrea Baldrati, fotografo emergente che lo ritrae in figure sempre artistiche per mettere in luce il suo lavoro.”
Andrea con la sua arte è raffinatezza alla corte degli estensi e valore aggiunto insieme alla sua bellissima città.
Grazie Andrea
Dominga Scalisi