Intervista a Stefano Baldini: la responsabilità del Campione

Sono trascorsi 15 anni esatti da quella medaglia d’oro vinta da Stefano Baldini alle Olimpiadi di Atene 2004. Un traguardo che gli ha cambiato la vita e un po’ anche quella sportiva di noi tanti appassionati.  La sua vittoria porta con sè la “responsabilità del Campione” e con questa intervista vogliamo mettere Stefano davanti a delle bellissime consapevolezze per noi punto di riferimento atletico e non solo.

Stefano lo sai che tantissimi maratoneti,  la sera prima della maratona che hanno tanto atteso, si vedono e rivedono quel video su youtube di 8 minuti in cui tagli il traguardo allo stadio Panathinaiko di Atene?

La cosa non può che farmi piacere. Enorme piacere. Quella è stata una maratona diversa da qualsiasi altra, si correva sul percorso storico, alle Olimpiadi. Sono contento che da quelle immagini esca la voglia di correre e l’emozione dell’atleta che sta per raggiungere il suo obiettivo dopo tanta strada e anni di lavoro.

Hai mai sentito questa responsabilità (positiva) anche dopo tutto questo tempo?

Partiamo dal presupposto che parliamo di sport (che non salverà il mondo ma ha una sua importanza), la responsabilità che ho sempre sentito è quella della maglia azzurra, del rappresentare il proprio paese, e ho cercato di farlo sempre al meglio. Tagliando quel traguardo mi sono sentito proprio ambasciatore azzurro del running, del fatto che, quando c’è da portare a casa un risultato, sappiamo cosa fare e come fare.

Da quel momento, per noi amatori e appassionati, nulla è stato più come prima e tu hai continuato a essere una “fire starter” contro le nostre indolenze e pigrizie. Come si vive la fatica con serenita?

Ho fatto sport ad alto livello, al massimo, col sorriso sulle labbra. Anzi, mi sono sempre divertito. Questo è stato motivo di longevità, di curiosità continua e di voglia di imparare. Senza nulla da nascondere, diffondendo le conoscenze e quello che abbiamo fatto. In questo il Prof. Gigliotti, il mio tecnico (e quello di Gelindo Bordin e di tanti altri), è sempre stato un passo avanti.

Con il tuo primo libro “Con le ali ai piedi” hai messo tutto nero su bianco, comprese le tabelle dei lavori fatti. Quando scrivevi di non accigliare la fronte in corsa perché si irrigidiscono i muscoli del collo e delle spalle è sempre vero?

Più rilassato stai in viso, più decontratto resti in tutto il resto del corpo. Sai quanto sole in faccia ho preso tra allenamenti e gare su strada in giro per l’Italia? E’ stato un grande allenamento per i momenti più importanti. E’ stato bello scrivere libri, uno dei sogni di ragazzo. Una delle curiosità soddisfatte grazie alla corsa.

Una domanda su un luogo che a noi turisti del running ci piace molto e dove tu hai fatto uno degli ultimi lavori di rifinitura: sei più tornato a correre in Val di Fiemme tra Ziano e Predazzo?

(Guarda che anche qui hai una grande responsabilità per la decisione in famiglia è dove si va in vacanza!)

Si ci sono tornato e ci ho costantemente portato le nazionali giovanili di mezzofondo e marcia quando sono stato loro Direttore Tecnico. Ci sono posti ai quali ti affezioni perché ci hai vissuto tanto tempo, sono seconde case come Tirrenia, Sestriere, Livigno, Saint Moritz, Boulder in Colorado o Windhoek, la capitale della Namibia, dove ho passato 400 giorni della parte più bella della mia vita sportiva per allenarmi per le maratone primaverili.

Ma veniamo ad oggi, una cosa che spicca dalle foto sui tuoi canali social è che il tempo per te sembra essersi fermato. Che rapporto hai con le stagioni che passano, con l’età e le performance che si adeguano al nostro tempo interiore?

Voglio invecchiare bene e per farlo mi tengo attivo, mi diverte correre e pedalare, in compagnia ancora meglio. Alleno gli altri, mi informo, lavoro per aziende del settore running, sto sempre bene nell’ambiente in cui sono cresciuto. Il tempo della performance è passato, quello del messaggio per cui “muoversi e tenersi in forma fa solo bene alla salute” non passa mai.

 

A novembre tornerai a correre sul percorso di Atene, ci eri già stato? E cosa proverà Stefano Baldini a rivedersi da fuori?

Dopo il 2004 ci sono stato una dozzina di volte, ma mai per correre. Negli anni ho seguito la maratona di novembre in auto, in bici, fatto servizi per la tv, mi mancava il correrla di nuovo e ci voleva la scusa giusta.

Bravo Igor Cassina (oro del 2004 ad Atene nella sbarra) ad avere l’idea di radunare qualche medaglia di Atene per andare a correrla insieme.

Sarà forse più faticoso che nel 2004 pechè sarò meno preparato, ma non avendo obiettivi particolari, terrò un po’ di margine per godermi meglio l’emozione. Sarò accompagnato dalla mia famiglia e, in gara, da Ottavio Andriani, Giovanni Ruggiero e Maurizio Leone, ragazzi coi quali ho condiviso negli anni allenamenti, gioie e dolori, per chiuderla sulle 3 ore. Sono felicissimo di tornarci, assieme a tanti altri italiani.

In bocca a lupo a tutti gli italiani in gara ad Atene, correndo con un Campione e la voglia di tingere d’azzuro ancora una volta il Panathinaiko

Marco Raffaelli