Lezione n. 24: Gioco di squadra

La squadra c’è.

E’ da lì che arriva il primo messaggio di buongiorno, quando ancora la tua famiglia, i tuoi cari o il tuo gatto sonnecchiano pigramente all’alba di un nuovo giorno.

Sono le prime notizie dal mondo esterno: chi ha corso e chi no, chi sta bene e chi è alle prese con l’ennesimo infortunio, chi sta preparando una gara e chi è in fase cool down, chi è pronto per gli allenamenti del pomeriggio insieme al gruppo e chi, preso dal lavoro, ha solo lo spazio del we.

La squadra c’è.

Ha il calore di una famiglia e la festosità delle scampagnate, ha la forza della competizione, la rabbia della fatica, l’orgoglio del traguardo tagliato, la gioia della fratellanza.

Conserva la memoria collettiva del tuo percorso, ti avvolge in un’appartenenza materna, dove risiede la nascita di quella identità di runner che ti ha reso un figlio della corsa, alato e libero.

La squadra c’è.

Negli scatti in salita, nella calura estiva e nel freddo polare delle mattine d’inverno, negli estenuanti lunghi della domenica, dove la mente si spegne e la maglietta del compagno davanti a te, è il conforto che ti spinge, oltre ogni limite.

Nei compleanni, in ogni festa che si comandi, nel post gara della vita, che sia di lacrime o di sorrisi, nell’aiuto che richiedi o che in silenzio ti viene elargito, come un dono inestimabile che quelle scarpe da corsa contenevano ben nascosto sotto la linguetta.

La squadra c’è.

Nei figli che crescono, nei lavori che cambiano, nelle separazioni dolorose dagli affetti più intimi, costante come un’ancora di salvezza alla quale aggrapparsi senza alcun timore.

Allieta il cuore e lo nutre, senza lasciarlo mai affamato di speranza e di compassione, di condivisione e di quella partecipazione che scalza via ogni sentimento di solitudine.

E la squadra c’è nella maratona, nella Madre delle distanze… perché la si corre da soli, ma la si prepara insieme:

  • accoglie tutti gli up and down di ogni componente, li assorbe, li mischia, in un laboratorio segreto e silenzioso, che rende ogni partecipante fiero, appassionato, e alla fine vittorioso.
  • accoglie in quel gruppo whatsapp a tratti odiato e amato, lasciato e ripreso, tutte le lagne possibili “oggi non ce la faccio”, “la testa non va” “le gambe sono doloranti” e risponde ogni volta senza eccezioni di sorta, curando la paranoia del momento.
  • accoglie le differenze e le rende unicità preziosa, opportunità rinnovata, insegnamento basilare.

La squadra c’è e sempre ci dovrà essere perché la corsa, questa Signora che domina le nostre vite anche nell’assenza, è complessa, capricciosa, possiede un’identità affatto scontata e sempre sorprendente.

Eccola li, indossa un vestito individuale ma non la si può praticare senza un gruppo del cuore, senza un team… così di nuovo, imperterrita, si fa maestra del gioco di squadra e insegna che ognuno è parte di un tutto bisognoso di sostegno, di cura e nemmeno a dirlo di amore.

Ciao Squadre, ciao #ippolife, alle prossime corse e gare insieme.

Con gratitudine.

 

Chiara Agata Scardaci

 

 

 

 

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