Le gare ai tempi del Coronavirus

E’ ufficiale, ieri hanno annullato la Roma – Ostia.

Come ogni runner che ha lavorato, macinato chilometri, ripetute, potenziamenti, sono anche io dispiaciuta perché non posso correre la mia gara.

Per la verità ho avuto lo stesso dubbio anche alla Napoli City Half Marathon.

Pensavo che anche li avrebbero comunicato che la gara non si sarebbe potuta correre, del resto appena un paio di giorni prima avevano annullato Tokyo.

Sinceramente non so nemmeno se si correrà la maratona di Roma, ma stante il testo della direttiva direi proprio che le speranze sono poche, tuttavia la cosa non mi sconvolge.

Ho visto negli ultimi giorni interminabili code di persone davanti ai supermercati, impegnate in un irrazionale saccheggio, gente che pagava cifre spropositate per una mascherina o un flaconcino di amuchina. Li vedevo aggirarsi per farmacie, supermercati ed empori cinesi, senza nemmeno entrare, chiedevano dall’uscio come zombie impazziti.

Tutto d’un tratto la situazione prende una piega inaspettata, l’assenza si trasforma in eccessi di zelo o comunque in goffi tentativi di arginare un problema ed ecco che scoppiano le proteste.

Come faccio a mandare avanti l’azienda? come mi reco al lavoro? prendo la metro affollata ma non posso affrontare una griglia di partenza? salgo sui mezzi pubblici ma non posso stare tra la folla in una competizione?

Improvvisamente, tutte le persone che non vedevano l’ora di restare a casa per qualche giorno, hanno la percezione di perdere preziosissimi momenti di vita a causa del corona virus.

La scuola, i figli, la palestra, il running, la gara, la maratona diventano improvvisamente irrinunciabili parti di una quotidianità vissuta come il giorno della marmotta e, in quanto tale, da ripetere assolutamente anche a rischio della salute dei propri cari.

Sappiamo poco o niente sul virus, sulle sue cause e conseguenze, ma certamente il buon senso ci detta delle linee guida.

Cinquanta persone con la polmonite si curano, anche cinquecento magari, ma cinquemila o cinquantamila o cinquecentomila inevitabilmente, in un paese piccolo come il nostro, diventerebbero ingestibili, impossibili da curare. E’ questo a mio parere che dovrebbe farci riflettere, più grave della malattia, che non sembrerebbe incurabile o così pericolosa su piccola scala, sarebbe la sua diffusione alle masse il vero scoglio.

Viviamo nel paese che ogni anno si ferma per un intero mese, Agosto, il mese delle ferie, senza che tutto questo influenzi l’economia, ma un paio di settimane a casa ci sembrano qualcosa di assolutamente ingestibile, una serie di impegni improrogabili e irrinunciabili ci induce a battere i piedi come bambini.

Noi siamo i runners, i duri e puri, quelli che non si lasciano impressionare dalla fatica e dal sacrificio, ma a volte sembra che non possiamo sacrificare una sola manifestazione sportiva in nome e per conto della nostra salute.

La Roma Ostia non si farà, o almeno non adesso, tuttavia ho letto commenti di persone che protestavano per i soldi, per il pettorale da conservare o meno.

Signori, oggi la salute richiede un vostro sacrificio, oggi il benessere fisico degli abitanti del nostro paese richiede una rinuncia, o forse anche più di una, per contenere una malattia che potrebbe costare la vita a voi, ai vostri cari, ai vostri figli e non è questo forse più importante di 25 euro, una maglietta e una medaglia al collo?

Personalmente mi sento più serena, continuerò il mio percorso, correndo da sola o con gli amici, tanto sono lenta, altro che un metro di distanza!!

Correrò come ho sempre fatto, pensando ai miei problemi, alle soluzioni, al passo, al respiro, alla gamba più corta, alle scarpe nuove e bellissime, ai calli e alle vesciche, correrò perché mi piace farlo e perché mi fa stare bene indipendentemente da un pettorale appuntato sulla maglietta.

Partecipo alla raccolta fondi per la staffetta di maratona di Roma,  forse non sarà possibile correrla e stamattina me ne rammaricavo con un’amica e compagna di squadra e lei mi ha fatto notare una cosa quasi banale ma sicuramente sostanziale.

La parte più bella ed importante per quell’evento è stata già fatta, stiamo raccogliendo un bel gruzzoletto che andrà in ogni caso a buon fine.

L’obiettivo è stato raggiunto e indipendentemente dal correre o meno, avremo portato una briciola di speranza. E’ questo per me la corsa. Amicizia, unione, comunità di intenti e solidarietà.

Tutti valori essenziali, che, con una pandemia incombente, possono fare la differenza.

Siamo dei privilegiati, ci restano ancora dei buoni sentimenti, usiamoli per essere persone migliori e non gettiamoli via per svenderci al lato oscuro, per comportarci da pecore di un gregge che mai si stanca di belare.

Chiniamo il capo e andiamo avanti per la nostra strada, perché se non è oggi, il nostro obiettivo sarà domani e sarà ancora più sudato e ancora più bello.

In questa società di frenesie inutili e di insoddisfazioni continuamente manifestate davanti ad una tastiera, io sono certa che abbiamo tutti la testa e la coscienza di agire per il meglio e di ritrovarci tutti insieme a parlarne il prossimo anno, ricordando quante gare ci ha fatto perdere quel virus di merda.

Magari ne riparleremo con le gambe sotto una lunghissima tavolata mentre ci abbracciamo e ci baciamo, mentre mangiamo una pizza, sicuramente non offerta dai francesi di Canal +

Buona corsa amici, ovunque la farete senza sentirci troppo soli.

Ludmilla Sanfelice

 

Ludmilla Sanfelice
Un giorno senza sorriso è un giorno perso. Non importa quanti pesi portiate sulle spalle, la vita è un battito di ciglia e va vissuta in ogni istante. Come l’ho scoperto? Allacciando le scarpe e cominciando a correre. Run Lud Run! Ogni giorno una nuova storia aspetta di essere raccontata.