L’amore per la corsa ai tempi del Virus

Queste sono le facce di chi ha corso senza pensieri, senza paura e senza sentire la paura di chi non ha motivo di averne.

Ce la siamo goduta come volevamo questa Napoli City Half Marathon.

Lo stato di completa incapacità analitica della gente davanti all’emergenza sanitaria nazionale l’ho verificata anche ieri mattina prima della gara.

Ero al bar sotto l’albergo a prendere un caffè, entra una signora e ne chiede uno al banco ma servito in una tazzina mono uso

..”non si sa mia con questo coso che gira ..”

L’accento napoletano rendeva il tutto più dolce ovviamente ma la riflessione che ne consegue è alquanto amara.

Ne abbiamo parlato tanto con gli amici in queste ore, discusso e compreso ma ciò che resta è una visione disarmante dei fatti delle persone.

Troppo allarme, troppa paura lì dove nessuno ha posto in essere uno stato di emergenza.

La corsa è un fenomeno sociale e risente di tutto, cartina torna sole delle nostre vite, dei nostri mondi.

Da quando correvamo con i timori di attacchi terroristici, paure direttamente connesse alla follia umana davanti alla quale non potevamo fare nulla, tanto meno fermarci e infatti non ci siamo fermati mai.

“Correre ci protegge da tutti i malanni” quante volte lo abbiamo detto?

Ma oggi è diverso perché siamo davanti a un nemico che ancora non possiamo combattere ad armi pari e di fatto ci può bloccare.

Da sempre ho fatto mia la frase che recita “L’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa

Così la sola cosa che possiamo fare è cercare di vincere l’ignoranza informativa e la cecità di chi non vuole dare forza alla scienza.

In una nota stampa i ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno  osservano che

“per evitare eccessivo allarmismo è bene ricordare innanzitutto che i casi registrati in Italia su una popolazione di 60 milioni di abitanti rendono comunque il rischio di infezione molto basso”

Ma noi non leggiamo tutto o in ogni caso diamo ragione a ciò che giunge a noi attraverso i social, alimentando un doppio canale informativo, parallelo a quello di chi ne sa più di noi e sa che

“Solo nelle zone attualmente interessate dalla circolazione il rischio è superiore e i cittadini devono seguire le indicazioni delle autorità sanitarie. Al di fuori di queste, la situazione rimane come nelle scorse settimane.” (Fonte – CNR)

Ma ieri a Napoli la paura era tangibile, e i numeri degli arrivati rispetto agli iscritti ne sono la prova.

Su 6300 registrati alla gara ne sono arrivati solo 4768.

Tanti non sono partiti neppure da casa. Hanno evitato di viaggiare, correre, stare in mezzo alla gente. Comprensibile timore ma non giustificato dai fatti, almeno a Napoli ovviamente.

La scienza non è un’opinione, la statistica medica tanto meno e così:

“Si calcola che solo il 4% dei pazienti richieda ricovero in terapia intensiva. Il rischio di gravi complicanze aumenta con l’età, e le persone  sopra 65 anni e/o con patologie preesistenti o immunodepresse sono ovviamente più a rischio, così come lo sarebbero per l’influenza. Il paziente deceduto rientrava quindi in una categoria a particolare rischio”. (Fonte – CNR)

Cosa ci resta da fare?

Dare ascolto alle autorità competenti e non agli incompetenti.

Prima di cliccare su un sito che non ha fonti dirette dal Ministero della Salute e dalle autorità, pensateci, compresi alcuni quotidiani che a volte calcano la mano su titoli ad effetto.

Pensate che ogni click sono traffico web, spazi pubblicitari venduti e soldi garantiti a chi ci investe.

Restiamo in ascolto, non fatevi prendere da paure ingiustificate e speriamo che si possa contenere il rischio.

Di correre non ci basta mai e rinunciare anche solo a una domenica di gare è la paura peggiore che possiamo correre domani.

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso