Dalla produzione di body da triathlon alle mascherine. La ditta Santini e la grande corsa contro il tempo

“Il mondo dello sport si è fermato, ma nel Maglificio Santini si continua a correre”.

Così recitava il titolo di un articolo sulla rivista Triathlete di qualche settimana fa, in cui si parlava di come alcune aziende hanno avuto la capacità istintiva di rimboccarsi le maniche e ripartire reinventandosi, sfruttando le proprie risorse riadoperandole per la comunità.

Di cosa stiamo parlando? Di un’azienda bergamasca che veste da oltre mezzo secolo i ciclisti, realizzando tute e maglie comode con tessuti super tecnologici per atleti che devono tagliare il traguardo.

Ma questa volta il premio in palio è la vita e il Maglificio Santini di Lallio ha deciso di intraprendere una corsa contro il tempo di “pedalare” : riconvertire la propria azienda per realizzare mascherine tanto necessarie per ridurre il propagarsi del contagio da Covid 19 Coronavirus.

Nella foto in copertina le sorelle Monica e Paola Santini, alla guida del Maglificio di Lallio.

Dovrebbe essere un esempio di come ripartire evolversi e dare una mano.

La tecnologia dei tessuti utilizzati nella realizzazione dell’abbigliamento dedicato al ciclismo è stata ritenuta adatta anche a produrre dispositivi di produzione come per esempio le mascherine.

Una fabbrica che si adegua ai tempi e dichiara di essere in grado di produrre mascherine protettive è un esempio di come in Italia ci si può fare forza, ed è inoltre un modo per dare il proprio contributo per combattere l’emergenza sanitaria che sta mettendo in ginocchio tutto il paese, soprattutto la zona focolaio  del bergamasco con il più alto indice di contagiati e morti.

Il tessuto utilizzato è lo stesso che viene confezionato dalla ditta per i body da triathlon il quale ha come caratteristica un trattamento anti acqua in grado di resistere ad una decina di lavaggi,  composto per il 78% di poliestere e 22% da lycra.

Il tessuto è molto fitto ed ha la capacità di tenere lontane le goccioline di umido, in pratica non le assorbe, ad alto valore protettivo quindi.

Il prototipo ha superato tutti i test al politecnico di Milano ed è stata certificata come Tipo 1: maschere facciali ad uso medico, utilizzabile solo da pazienti e personale, non adatto per i professionisti che operano in sala operatoria.

Dall’istituto superiore della sanità hanno ricevuto l’ok per già partire dal 14 aprile.

Si ipotizza la produzione di 50 – 60 mila pezzi al giorno.

La lavorazione del prodotto nonostante l’apparente semplicità è complessa: il tessuto è dell’azienda Radici, membrana di Plastik, la Santini taglia, cuce e confeziona, e poi le mascherine vanno in un’altra azienda per essere sanificate e sterilizzate con irraggiamento ad elettroni accelerati: solo questa parte richiede dai 2 ai 3 giorni.

Successivamente sono pronte per la distribuzione.

La solidarietà e lo spirito di collaborazione tra aziende bergamasche sono uno straordinario esempio nobile dei valori del ciclismo e dello sport in generale: sacrificio, fatica, aiuto per l’altro e arrendersi mai.

Il prodotto finito sarà comunque venduto a prezzo di costo alle farmacie, agli ospedali e a chi lo richiederà. Le macchine si sono rimesse in moto e la catena produttiva ha cambiato direzione ingranando una nuova marcia.

Insomma questa è l’Italia che piace a noi che nel silenzio sospeso si rinnova, rinasce e si tiene per mano, unita  nella speranza di rimettersi in moto presto e a pieno ritmo.

Dominga Scalisi

Runner che ama correre, scoprire nuovi percorsi, conoscere persone e raccontare storie…Amo lo sport e non ho paura di andare e guardare oltre: oltre il tempo, oltre le apparenze, oltre le distanze…