Lettere d’amare

Avrò avuto 15 anni e con il mio amico Marco Fenu ci imbarcammo nell’avventura degli amici di penna. Spiego ai millennials: l’amico di penna è quel rapporto epistolare istituito dalla tua scuola con una tua coetanea in giro per il mondo, punto, in pratica dovevi scrivere cosa facevi, chi eri e cosa ti piaceva e spedire in busta chiusa.

Due cose oggi sono indescrivibili di quel rapporto, una ragazza a cui scrivere sapendo che lei ti leggerà, e l’attesa della sua lettera.

Attesa, avete presente? Non la spunta della ricezione messaggio in un pico secondo, non la notifica di lettura (ma perché non legge, ma perché non legge, sarà morta, rapita dagli alieni, si è sposata e vive in Alaska nel bus di Into the Wind).

L’attesa era collegata alla tua lettera che era già partita, così in un mix di aspettative e speranze dentro quella busta bianca c’era tutto il tuo futuro da lì ai prossimi 100 anni.

Ma la cosa che più conta è che la busta conteneva la sua foto!

La questione “tua immagine da spedire” era stata archiviata con una foto di te in vacanza con mamma e papà, cercando la foto più indipendente autonoma e bella che avevi. Evitando passeggiate lungo mare all’ora del gelato a Cesenatico, l’arrivo in lacrime di mamma e papà alla colonia di Pesaro. Insomma avevi spedito una foto a metà tra Ricky Cunningham e Michael J Fox in casa Keaton.

Sicuro e spavaldo la tua cassetta della lettere era diventata la Omaha beach dei tuoi ormoni.

Fatto sta che io e il mio amico Marco avevamo ricevuto l’indirizzo di una ragazza di New York (lui) e una di un paesino sperduto della bassa Baviera io!

Capite la differenza?

Anche se gli anni 80 erano quelli in cui dalla Germania per noi arrivavano solo grandi campioni di calcio e grandi gnocche da conoscere d’estate al mare, avere una pen friend nella grande mela era la prova che Murphy lavorava bene già sul finire del 1985.

Insomma l’attesa era finita le lettere erano arrivate e la verità svelata al mondo intero.

Bogen, il  paese da cui scriveva la mia amica, era un luogo di poche speranze, o studi o ti ubriachi e nel 1985 si ubriacavano di brutto. La mia amica di penna, dalla foto che aveva spedito, ero certo che avesse già smesso di studiare.

New York nel 1985 era più di quello che te oggi puoi sperare di avere anche l’ultima domenica di novembre a Tavern on the green. Marco aveva avuto il culo in faccia.

La sua amica era bionda, bellissima, con un vestito rosa ardente che faceva invidia a Sandy e alle pink ladies di Grease. Immortalata accanto al camino in marmo bianco acceso per l’occasione.

Una acconciatura di capelli con tutti boccoloni e un sorriso che la Colgate ancora la cerca come immagine di copertina del catalogo prodotti. Insomma la perfezione in terra americana.

Io e Marco avevamo davanti due possibilità: rompere la nostra amicizia per sempre o trovare un piano b.

Dato che ci conoscevamo da 15 anni puntammo subito diritti alla seconda scelta.

In un pomeriggio di inverno, chiusi in camera sua, manco fossimo nella War Room sotto la Casa Bianca, pianificammo l’offensiva agli USA. La crisi di Sigonella era passata da poco e la politica estera di Bettino Craxi ci aveva dato la giusta dose di sicumera utile per non perdere un metro del terreno che avevamo da conquistare fuori la nostra barricata.

Così, armati di carta e penna, scrivemmo alla dea newyorchese, chiedendole se aveva una sua amica a cui presentare un amico (io) per istituire un secondo rapporto di amicizia di penna. Facile no?

Una cosa all’italiana, fuori dagli schemi e dalle regole. Una cosa che in America apprezzano ancora oggi, no?!

Ieri eravamo a tavola e Giulia nella sua fiumana narrativa serale in cui racconta ogni frammento di quanto è avvenuto dal piazzale di scuola alle 8:10 fino alla fine dell’ultima ripetuta a triathlon, ci aggiorna della sua amicizia con la ragazza tedesca che ad aprile verrà qui e che lei poi raggiungerà a maggio in terra germanica.

I nuovi mezzi appunto, altro che attese, si sono già viste su Instagram, seguite su Snapchat e video chiamate su WhatsApp. Altro che buca delle lettere sotto casa accanto al tabaccaio.

Fatto sta che le ragazze in una chiacchierata si sono raccontate delle relative famiglie.

Cosa facciamo noi, cosa fanno i suoi genitori. In particolare  ha detto che la madre non ha un buon rapporto con il nostro paese.

Ma la cosa che mi ha stupito è che la famiglia vive e prolifera a Bogen.

Un velo di curiosità e timore ha colorato il mio volto appena sono state associate le lettere B O G E N e la frase “la madre non ha un buon rapporto con il nostro paese ”

Giulia ha riferito le seguenti parole: “Kristin ha detto che la madre aveva un amico di penna nel 1985, ed era italiano di Roma, aveva riposto tante speranze in quel giovane ragazzo, non bello è!  Dalla foto che gli aveva spedito era un misto tra Ralph Malph e Harry, l’assistente del commissario Derick. Però, ha continuato Giulia, a lei poco importava come era, per lei era bello il rapporto di amicizia, le diverse culture, sapere che puoi conoscere un paese attraverso lo stile di vita di un tuo coetaneo e poco importa come è fisicamente e cosa indossa.

Si bello è? davvero tutto molto bello.

Kristin, conclude Giulia, ha detto che la madre non vorrebbe mai che accadesse una cosa simile a sua figlia e che ripone tante speranze nella loro amicizia e nella famiglia italiana che la ospiterà e così potrà magari riconsiderare il suo pessimo rapporto tra noi e il suo paesino di Bogen nella bassa Baviera.

Ah sì una cosa, l’esito della campagna offensiva americana con il mio amico Marco, non portò ad alcun risultato.

Lui non ricevette alcuna seconda lettera o altro indirizzo USA. Non sapendo più nulla della tipa.

Solo dopo 30 anni venimmo a conoscenza che la ragazza e l’attuale CEO di un nuovo social network che organizza incontri culturali con ragazzi da tutto il mondo ma con un solo obbligo, scriversi senza foto del profilo.

Ad oggi è uno dei canali più belli e veri dei social network del mondo.

Ti aspettiamo amica tedesca ?

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso