Il piacere della fatica

Stare seduti per più di dieci ore al giorno è diventato uno stile di vita. Il lavoro in questo ha vinto, convincendoci che sia normale. Ma lo sapete che il nostro corpo per conformazione e struttura non è fatto per questo? I nostri nonni lavoravano la terra, pescavano, costruivano cose. Quante volte lo abbiamo pensato, condiviso provato a combattere. Eppure giungiamo ad un tacito compromesso e spesso siamo anche felici di finire giornata senza aver fatto più strada di quella che ci separa dalla scrivania alla tavola calda sotto l’ufficio.

Attiviamo un processo che ci vede come gregari, pedaliamo con una bicicletta senza cambi su una montagna che non sarà il Mortitolo ma potrebbe diventarlo. Ci ritroviamo In cima ad una salita alla quale manca solo lo scatto del solista. Allora signori siamo qui per tirare fuori il pantani che c’è dentro di noi, l’Emil Zatopek nascosto nelle nostre scarpe.

Il mezzo fondista cecoslovacco, mito da sempre della atletica mondiale a chi gli chiedeva perché in allenamento corri con gli stivali da lavoro, lui rispondeva ” perché se volo con questi quando mi alleno, in gara, con le scarpette leggere ai piedi, mai nessuno mi prenderà”.

E così amici miei, la vostra vita oggi è come quella corsa pesante di Emil Zatopek. Fate delle cose incredibili, più dei nostri nonni, incastrate affetti, impegni e passioni, sogni e scadenze in una scacchiera perfetta. Siete dei super eroi del quotidiano vivere, cosa manca in questo quadro perfetto bellissimo?

Vi mancano le scarpe leggere e cosa sono in questa metafora della vita ?

VOI STESSI!

Possiamo fare la scelta fondamentale per diventare dei solisti della nostra quotidianità.

Pensate all’alba più bella che avete visto, il tramonto a Santorini con il vostro amore o i vostri amici di sempre. L’ultimo giorno di scuola al liceo, il giorno della laurea e il bacio di quella persona che avete atteso per una vita.

Ecco immaginate che quel terremoto di emozioni, ormoni, cellule e ghiandole in ebollizione lo potete far scatenare voi stessi. Non sarà mai più un ricordo che si metterà li tra le vite di ogni incontro avuto, ma sarà parte del vostro quotidiano.

Lo so adesso vi starete chiedendo

Si ok ma come cazzo faccio ?

Sappiate che non ci vogliono bici stellari e fisici da iron man, non vi sto dicendo di andare a correre oltre ogni velocità pensata. Il passo del Mortirolo per fortuna è in Lombardia e non ci dobbiamo arrivare.

Cosa vi servirà sarà solo la vostra giornata di lavoro.

Non dovete riprogrammare nulla, non serve cambiare nulla! Sarà necessario soltanto dire a voi stessi

ORA CI SONO IO!

Non vi dirò cosa fare decidete voi: un campo di calcio, dentro il blu di una piscina, sull’asfalto di Roma, o sotto rete qualsiasi essa sia. Alta o bassa. Su parquet o con la terra rossa che vi secca la gola.

Da quel momento nulla sarà più come prima. In quell’ora vostra, e solo vostra, ciò che conterà più di qualsiasi altro fattore sarà la prima goccia di sudore che vi righerà la guancia e grazie alla quale, le 10 ore che vi aspettano o che vi hanno già seguito fino a quel punto, saranno le vostre alleate come non le avrete mai vissute.

Lo sport, qualsiasi esso sia è una delle rare manifestazioni umane che dipendono solo da noi. Spazio e tempo lo possiamo per assurdo controllare, rispettando il nostro corpo possiamo arrivare ad attivare quel sisma che ci produce la capacità costruttiva di farci stare bene. Possiamo andare dove vogliamo, nuotare in acque chiuse e aperte, ma la cosa più importante è volerlo.

Io dico sempre che ogni piccola grande impresa va prima vista e poi affrontata, non vi sto dicendo di googolare, ma di vederla in mente e poi portarla sulle gambe. In tal modo potrete almeno anticipare la fatica, la avete già elaborata, come i mercati finanziari che si rafforzano ogni qual volta incomba una minaccia e di conseguenza dopo l’evento nefasto, reagiscono in positivo proprio perché hanno già scontato l’avvenimento.

Noi facciamo lo stesso, non è che una scorciatoia della mente.

Il primo passo è pensare al dopo, alla doccia, alla birretta consolatoria, alla felpa bagnata e alla carica endorfinica che ti corrobora l’anima.

Il secondo passo è non pensare a chi fa più e meglio di voi, non ora. Non dovete superare nessuno, non vi aspetta nessuna medaglia. Voi dovete solo superare quel maledetto muro che avete in testa.